La manovra a rate fa male al governo

I signori della manovra non hanno mai visto Il Cacciatore. Robert De Niro, versione 1978, cammina lento sui monti della Pennsylvania. C’è la nebbia e oltre la radura s’intravede un cervo. È qui, in questo momento, che spiega al suo compagno d’avventura la sua etica: «Un colpo solo». Nick, che ha la faccia di Christopher Walken, lo guarda un po’ perplesso: «Come un colpo solo?». «Tu devi contare su un colpo solo. Il cervo non ha il fucile, deve essere preso con un colpo solo. Altrimenti non è leale».
Tremonti e i suoi (...)
(...) uomini stanno facendo l’esatto contrario. Sono come Nick. Ogni giorno sparacchiano nel mucchio. Questa manovra è uno stillicidio di notizie, sorprese, emendamenti, refusi, marce, retromarce, precisazioni. Il risultato è che a turno fa imbestialire questa o quella categoria e lascia la sensazione che la busta paga di ogni italiano sia a rischio. È una manovra a rate. Il guaio è che invece di diluire i costi sparpaglia la paura. Non è il massimo come strategia di azione. Tutti questi stop and go generano ansia. È tutto così. Non bastano 40 anni di contributi per andare in pensione. Shock. Un esercito di cinquantenni che trema. I sindacati abbaiano e Sacconi che si affretta a dire: è un refuso. Un refuso? I refusi sui soldi e sulla vita non sono facili da digerire. I governi non fanno refusi: scelgono. Molti economisti ritengono che quella norma non fosse una bestemmia. Era, anzi, una scelta coraggiosa e avrebbe reso più forte il futuro dei conti pubblici. Ma non è questo il problema. Le marce indietro lasciano sempre un sapore ambiguo, generano incertezza. E quando diventano tante producono sfiducia. È come salire su un taxi che sbaglia continuamente strada. Non sai mai se chi lo guida è in malafede o è un tassista per caso. In ogni caso non ti fidi. Quando giornali e televisioni ripetono che la manovra sta tagliando le tredicesime di magistrati, forze armate, poliziotti, vigili del fuoco, prefetti, professori universitari, ricercatori, diplomatici e dirigenti penitenziari il botto si sente fino in Sudafrica e assorda perfino le vuvuzela. La notizia è esplosa. Magari è un provvedimento necessario. In fin dei conti è un baratto. Le tredicesime tagliate ma in cambio non c’è più il blocco di tre anni di promozioni, stipendi e straordinari. Ma se il giorno dopo mezzo governo assicura che nessuno ha mai parlato di tredicesime, che il portafoglio dei poliziotti non si tocca, il danno è doppio. Cicchitto, Schifani, Brunetta, Maroni hanno sconfessato l’emendamento. Berlusconi, appena tornato dal tour di accordi geopolitici, chiude la questione: «Le tredicesime non si toccano». La Russa parla con Tremonti e spiega il giallo: «Mi ha detto che era una possibilità, un’ipotesi. Verrà cancellata». Ecco. Si sbianchetta. Ma quella che per Tremonti è solo un’ipotesi per molti italiani è la morte di Babbo Natale. In un attimo vedono le vacanze scivolare via, i regali riciclati, il conto in banca in rosso. Chi glielo dice ora ai poliziotti, quelli sempre in prima fila quando si parla di sicurezza, che era solo un delizioso esercizio di filosofia contabile? Il povero Azzollini, relatore Pdl dell’emendamento, ha fatto capire che non ha voglia di passare alla storia come l’assassino di quel signore con la barba bianca, le renne e il vestito rosso. La tredicesima, nell’immaginario familiare, è una parola sacra, ci vogliono molte buone ragioni per metterla sul bancone dei sacrifici. Se non sei strasicuro, non lo fai. È un refuso anche questo? Chiamate un correttore di bozze.
Qui si sfiora la beffa. Il paradosso è che questa non è una cattiva manovra, ma le cose che fanno rumore, quelle che fanno politicamente male, sono i «refusi». Tutta roba annunciata e poi cancellata. Non è molto furbo. Nessuno alla fine toccherà le tredicesime di poliziotti, magistrati e cattedratici, ma tutti si ricorderanno che il governo ci stava mettendo le mani. Il ricordo resta, la paura pure, lo scontento altrettanto. Le pensioni? Idem. Il condono? Lo stesso. L’idea di togliere il sussidio ai down? Una bestemmia per fortuna ritirata in fretta. Quello che resta è una manovra che abbaia ma non morde.

È colpa di Tremonti? È colpa dei compromessi? È colpa delle sviste, delle gelosie ministeriali, delle lobby e delle caste? Non conta. Machiavelli consigliava che se devi danneggiare qualcuno è meglio farlo in fretta. Zac. Un colpo solo. Questa invece è la manovra del «ricordati che devi morire».

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