Manovrina alla prova Senato Pronto il blitz estivo sul Fisco

La sinistra: «Più tasse per i redditi alti». Liberalizzazioni, in piazza anche i panificatori

Antonio Signorini

da Roma

Primo giro di boa per la manovra. Il decreto che comprende il pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni e il giro di vite fiscale di Visco passerà stamattina l’esame della commissione Bilancio del Senato mentre, fuori dai palazzi, le organizzazioni sociali continuano a fare di tutto per fermarlo. Dai panificatori agli avvocati fino ai veterinari e ai giudici di pace, tutte le categorie che sono state toccate dal provvedimento e che non hanno raggiunto un accordo come i tassisti hanno chiesto modifiche, annunciato proteste e auspicato concertazione. Tutto questo mentre a Palazzo Madama venivano approvati, a uno a uno, tutti gli articoli del decreto, modificati dagli emendamenti del governo.
Prima l’articolo sui taxi che ha recepito l’accordo con i sindacati di categoria. Poi tutti gli altri, sui quali non è stata raggiunta nessuna intesa con le parti. Via libera, quindi, all’articolo contestato dall’Abi, che riguarda i conti correnti bancari e la variazione degli interessi in conseguenza a variazioni dei tassi da parte della Banca centrale europea (dovranno riguardare contestualmente sia i tassi debitori che quelli creditori e si applicano con modalità «tali da non recare pregiudizio al cliente»). Poi le autorizzazioni per le promozioni commerciali pre saldi e, soprattutto, la liberalizzazione della vendita dei medicinali, con il rafforzamento del ruolo del farmacista. Passato anche il ridimensionamento della stangata sulle stock option (non saranno considerate reddito da lavoro se i titoli verranno tenuti cinque anni) e altre misure come l’obbligo di un «patto scritto» tra cliente e un professionista per quanto riguarda le parcelle e un giro di vite per le commissioni e i comitati delle amministrazioni pubbliche. Dovranno essere a tempo, anche se la presidenza del Consiglio (e questa è la modifica introdotta dal governo) potrà valutare se tenerle in vita ancora per un po’. Accantonato, per il momento, un radicale ritorno allo spoils system, cioè a un controllo politico dei vertici dell’amministrazione.
Il via libera non è definitivo. Il lavoro della commissione, in sede referente, consiste nel preparare i lavori dell’Aula, dove si giocherà la partita più importante. Il governo presenterà un maxiemendamento che riscriverà il provvedimento alla luce dei compromessi che il governo avrà trovato con le categorie. E, sicuramente, metterà la fiducia. L’opposizione farà sentire la sua voce. Ieri Forza Italia ha scelto la strada del dialogo, con la presentazione di emendamenti che miravano a rafforzare la concorrenza. Tutti respinti. «È caduto così il bluff sulla promessa liberalizzazione di Bersani», ha commentato il senatore azzurro Maurizio Sacconi. Per i prossimi passaggi la Casa delle libertà sta preparando una strategia di battaglia più dura, soprattutto sul pacchetto Visco e, ancora più nel dettaglio, sulle norme che per l’opposizione disegnano un «grande fratello fiscale». Il centrodestra presenterà una serie di eccezioni di costituzionalità per bloccarlo.
E che la tensione sul tema tasse stia aumentando, lo dimostra anche la piega che sta prendendo l’esame del Dpef. Il documento di programmazione economica e finanziaria ha passato l’esame della commissione Bilancio della Camera e si appresta all’esame dell’aula di Montecitorio, corredato da un relazione di maggioranza (il relatore era Francesco Tolotti dell’Ulivo) nella quale si chiede un aumento delle tasse per i redditi più alti.

È «opportuno», si legge, che il governo «ridefinisca il cosiddetto secondo modulo della riforma fiscale Tremonti, al fine di recuperare risorse da trasferire sui redditi medio-bassi e da destinare ad azioni positive per favorire lo sviluppo economico». In altre parole si chiede di abrogare la riforma delle aliquote Irpef varata dal governo Berlusconi. Con la Finanziaria, Oppure, come chiede la sinistra radicale, anche prima. D’estate.

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