Maroni: «I Black bloc? Terroristi Indagateli per tentato omicidio»

RomaBlack bloc infiltrati o no, l’azione violenta in Val Susa «era ben organizzata, provocata da professionisti armati ed equipaggiati molto bene», spiega il comando provinciale dei Carabinieri. Non basta allora stare dalla parte delle forze dell’ordine e contro i contestatori «figli di papà», parafrasando il commento choc di Pasolini sugli scontri di Valle Giulia nel Sessantotto.
È lecito ipotizzare «il reato di tentato omicidio e non reati minori perché lanciare bottiglie incendiarie di ammoniaca significa attentare alla vita dei poliziotti». Non usa mezzi termini, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, nel ringraziare gli agenti che «non facevano altro che difendere la legalità e la democrazia» e «hanno contrastato quella che il presidente della Repubblica ha definito violenza eversiva e io aggiungo, di stampo terroristico». Gli scontri come non si vedevano da tempo - anzi, per qualcuno addirittura «senza precedenti» - hanno fatto riaffiorare alla memoria burrascose stagioni degli anni Settanta in molti politici che quell’epoca hanno vissuto, come Maurizio Gasparri. Ma quel che appare chiaro al titolare del Viminale è che «un gruppo di delinquenti ha cercato la vittima». Cioè, deliberatamente. Tanto da rendere configurabile un reato grave come il tentato omicidio. «È inaccettabile aggredire i poliziotti che stanno difendendo un legittimo cantiere», concorda anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che non rinuncia a una battuta da oppositore del governo: «Maroni non si metterà mica a fare il magistrato... Non spetta a lui dire quale sia il reato».
Le inevitabili polemiche del giorno dopo trovano però i toni più accesi attorno all’improvvisato comizio valsusano di Beppe Grillo, costretto ieri a scusarsi e correggere il tiro sul proprio blog. «Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino», scrive. Ma il leader del movimento Cinque Stelle parla di «nebbia della disinformazione», dopo quella dei fumogeni, «calata sulle ragioni della protesta», che ha finito per farlo additare dai «media di Stato» come «fomentatore» di violenti. E questo, sostiene l’ex comico, «non è assolutamente vero. Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio». Tra i suoi seguaci c’è chi ora chiede ai poliziotti di fare disobbedienza civile «mettendosi in mutua». Anche perché, insistono, i circa duecento poliziotti sono rimasti feriti solo «con lievi contusioni, abrasioni ed intossicazioni da lacrimogeni lanciati controvento». Per cui, è la richiesta formale dei grillini a Maroni, «non faccia più usare i lacrimogeni».
Netto distinguo dai violenti arriva anche da Sel e Verdi, che con Vendola e Bonelli ricordano come i facinorosi «vadano isolati, perché oscurano le ragioni della protesta». «La violenza è la morte della politica - sottolinea il governatore pugliese - così oggi non stiamo discutendo della gente della vallata che manifesta e contesta l’Alta velocità, ma di ferite e lacrimogeni.

L’operazione subdola in questo momento è di privare di legittimazione il diritto a manifestare pacificamente». Un passettino più in là si spinge qualche esponente locale di Sel, che ammette come gli incidenti siano stati una sconfitta per tutti» e, senza mezzi termini, che «Grillo è un pericolo per la democrazia».

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