Maroni zittisce le polemiche: "Spetterà a Bossi decidere se restare a capo della Lega"

L'ex ministro dell'Interno ammette: "Domenica scorsa avrei parlato volentieri dal palco". Ma spazza via le polemiche: "Non ci sarà mai un'altra Lega guidata da me"

Maroni zittisce le polemiche: "Spetterà a Bossi decidere se restare a capo della Lega"

"Domenica scorsa avrei parlato volentieri dal palco, ma non era previsto che parlassi. E comunque non l’ho vista come una punizione o il tentativo di non farmi parlare". Ospite alle Invasioni Barbariche su La7, l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni torna a parlare delle contestazioni della base leghista al leader Umberto Bossi durante la manifestazione di domenica scorsa a Milano. Nessuna rottura, però. Il Carroccio non subirà scissioni. L'ex titolare del Viminale ci tiene a ripeterlo più volte, incalzato da Daria Bignardi: "La Lega elegge il segretario con il congresso federale, il prossimo congresso federale quando ci sarà eleggerà il segretario".

"Bossi è il segretario federale della Lega e rimarrà tale finchè deciderà di esserlo, è il padre fondatore della Lega, e finora ha funzionato bene il sistema". Maroni non prende (ancora) in considerazione che ci possa esserci in futuro una Lega guidata da lui. "Non ho mai notato mancanza di lucidità in Bossi - ha puntualizzato Maroni - ci sono alcune posizioni che non ho condiviso, ma è la nostra storia, ci conosciamo da trenta anni e non sempre la pensiamo allo stesso modo". D'altra parte è lo stesso Maroni ad ammettere che, anche negli ultimi tempi, i due non hanno condiviso alcune posizioni: "Ma con l’amicizia si superano".

Accantonati i dissidi interni al Carroccio che dividono il "cerchio magico" dai maroniani, l'ex ministro dell'Interno ha ribadito che la sola via d'uscita sono le urne. "Per me si dovrebbe tornare alle elezioni subito - ha detto Maroni - la democrazia è questo mentre il governo tecnico non è eletto dal popolo, è una compressione della democrazia". A dispetto di quanti nel partito lo sperano come prossimo candidato a Palazzo Chigi, Maroni non si vede per niente nei panni del presidente del Consiglio. L’ex ministro dell’Interno si dichiara non interessato al ruolo: "No, perché so che cosa significa farlo, al di là del fatto che ci sono diecimila persone più brave e preparate di me. Con queste regole è una figura che non ha potere: non può revocare ministri che nomina, non può gestire il portafoglio, cosa che spetta ai singoli ministri".

"Se Berlusconi ora appoggia Monti poi quando si andrà alle elezioni non può chiedere alla Lega di fare accordi perchè qualche problema c’è", ha avvertito Maroni sottolineando che "Berlusconi ha deciso di stare in maggioranza con Pd e Udc". "Sono cose che faccio fatica a comprendere - ha detto - perché chi vince le elezioni governa chi le perde sta all’opposizione".

Da qui la richiesta al Pdl di chiarire la posizione: "Quello della Lega non è un ultimatum, è una richiesta di chiarezza che Bossi ha fatto a Berlusconi che però non ha né gradito né accolto".

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