Martinelli presenta il suo «11 settembre». E la sinistra insorge

«Se i musulmani avessero vinto la battaglia di Vienna sarebbero arrivati fino a Roma e San Pietro sarebbe diventata una moschea». Non ha peli sulla lingua, il regista Renzo Martinelli, quando parla del suo ultimo film. E il titolo, September eleven, è tutto un programma. Non l’11 settembre del 2001, la data dell’attacco all’America, ma lo stesso giorno del 1683, vigilia della sconfitta dei turchi che assediavano Vienna. «Un noto islamologo ha spiegato che la scelta della data per colpire le Torri gemelle non è stato scelta a caso - sottolinea Martinelli a Il Giornale - L’11 settembre di secoli prima i musulmani erano convinti di conquistare Vienna». Il film racconterà la storia di padre Marco D’Aviano, il frate cappuccino che convinse le potenze cristiane a scendere in campo con la Lega Santa contro i turchi. La pellicola costerà 12 milioni di euro e sarà coprodotta da Rai Fiction, Rai Cinema, dal ministero delle Telecomunicazioni polacco e dall’Austria. Con un contributo da definire, che potrebbe aggirarsi sul milione di euro, parteciperà alla produzione anche la Regione Friuli-Venezia Giulia. Un recupero della memoria del beato del Nordest sepolto nella chiesa dei Cappuccini a Vienna, al fianco degli Asburgo. Non a caso il film è stato presentato la scorsa settimana a Trieste, con la benedizione del presidente del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, il leghista doc Edouard Ballaman. «Se non ci fosse stato padre Marco D’Aviano - ribadisce Ballaman - oggi vivremmo in Eurabia».
Immancabili le polemiche: l’ex assessore regionale alla Cultura della giunta Illy, Roberto Antonaz, di Rifondazione comunista, spara cannonate contro il film e il regista: «Sarebbe scandaloso che la Regione prevedesse un finanziamento ad hoc per un’opera commerciale, tanto più in una fase in cui la cultura subisce tagli pesanti». E rivendica con orgoglio che fu lui a chiudere i ponti con Martinelli che «pretendeva un contributo di un milione di euro».
Ballaman risponde a muso duro ammettendo, però, che in questi tempi di crisi non si largheggerà in finanziamenti. «Da che pulpito la predica - replica -. Antonaz, quando era assessore, ha fatto avere contributi a Radio Palestina. Se ci sono soldi dei friulani sprecati è certo un buon esempio». A Martinelli «dobbiamo dare la cittadinanza onoraria, dopo aver fatto film che ricordano pagine di storia delle nostre terre come la strage di Porzûs, la tragedia del Vajont e la leggenda del pugile Carnera», sostiene Ballaman.
Per il regista controcorrente si tratta di «una polemica strumentale e pretestuosa. Il Trentino ha finanziato con un milione di euro la pellicola su De Gasperi, la Sicilia ne ha dati 4 a Salvatores per Baària. Marco D’Aviano è un beato friulano. Inoltre gireremo anche in regione, con una troupe di un centinaio di persone, creando un certo indotto». Gran parte di soldi arriveranno dalla Rai e dalla Polonia. Jan Sobieski, re polacco con il nome di Giovanni III, fu il condottiero dell’esercito che sconfisse gli Ottomani alle porte di Vienna il 12 settembre 1683.
Il primo ciak del film è previsto nell’agosto del prossimo anno, per far uscire il film nei primi mesi del 2013. Non è ancora chiaro chi interpreterà Marco D’Aviano. Si parla di Adrien Brody, Oscar come miglior attore per Il pianista, oppure Raoul Bova.

«La sceneggiatura è stata scritta da Valerio Massimo Manfredi. Con Sgorlon eravamo molto amici - conferma Martinelli - Anche lui, nel campo letterario, ha subito un embargo mediatico e culturale simile al mio».
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