MECCANISMO Mazzette per pratiche edilizie e operazioni tra società inesistenti

Il re del mattone e il piccolo funzionario comunale. L’assessore e il faccendiere. Metri cubi di cemento e società fantasma. Milioni di euro e «spiccioli» in bustarelle. Così andavano le cose, a Sesto San Giovanni. Questo, secondo la procura di Monza, era lo spaccato degli interessi che ruotavano attorno al più grande intervento di riqualificazione urbana d’Europa. Un enorme boccone: le aree ex Falck. I pm mettono un primo punto sull’inchiesta che ha fatto tremare imprenditori e politici. Ieri, infatti, la Guardia di finanza ha notificato l’atto di conclusione delle indagini, in cui però non compaiono i nomi di Filippo Penati e del suo ex braccio destro Giordano Vimercati, per i quali il fascicolo resta aperto.
Ed eccoli, dunque, i protagonisti di una stagione - si va dal 2006 e il 2009 - nella quale la corsa all’affare immobiliare sarebbe stata condotta al di fuori di ogni regola. Ci sono Pasqualino Di Leva (ex assessore all’Edilizia privata di Sesto), e Marco Magni (architetto con un piede negli uffici dei costruttori, e l’altro in quelli del Comune). C’è Nicoletta Sostaro, ex responsabile dello sportello per l’edilizia di Sesto San Giovanni. Ci sono Luigi Zunino (già proprietario delle aree Falck) e il suo avvocato tuttofare Giovanni Camozzi. E ci sono anche le due «gole profonde» che hanno dato il via all’inchiesta, ma che secondo gli inquirenti hanno curato i proprio interessi con spericolate operazioni finanziarie e oliando la macchina dell’amministrazione: Piero Di Caterina (titolare della società di trasporti pubblici Caronte srl, in perenne contenzioso con l’Atm)e Giuseppe Pasini (costruttore che avrebbe pagato mazzette per aggiustare in proprio favore delle pratiche edilizie).
A ciascuno il suo reato. Ma, alla fine, lo schema è sempre lo stesso. Mazzette in cambio di concessioni edilizie, e finte compravendite tra società insesistenti per creare fondi neri. E dunque, nuove tangenti. Così, Di Leva, Zunino, Camozzi e Di Caterina «si accordavano - scrive il pm Walter Mapelli nell’avviso di chiusura delle indagini - per il versamento da Immobiliare Cascina Rubuna (società di Zunino, ndr) a vantaggio di Di Leva di 1,5 milioni di euro come corrispettivo per l’aumento della volumetria edificabile sull’area ex Falck». Di Caterina «emetteva a favore di Cascina Rubina una fattura da 750mila euro più Iva relativa a operazioni commerciali inesistenti», Di Leva e Magni «si accordavano per il versamento a Di Leva di somme di denaro non quantificate nel loro esatto ammontare non ché di altre utilità quale corrispettivo per un trattamento preferenziale nella gestione e nel rilascio di permessi a costruire», Pasini versava un totale di 110mila euro in tre anni a Di Leva «per il rilascio di licenze edilizie sull’area Marelli», la Sostaro intascava da Magni «almeno 50mila euro per gli interventi edilizi in viale Gramsci, via Luini, via Lacerra, via Pisa e viale Casiraghi» e altri 10mila euro da Pasini per altri interventi sui terreni ex Marelli.

Denaro in cambio di cemento. Così, per i pm, funzionava il «sistema Sesto». Il quadro, fin qui, è ritenuto completo. Quanto a Penati, l’inchiesta va avanti. E nel mirino della Procura resta sempre il grande affare della Serravalle.

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