MENÙ FISSO: RITARDI E VARIAZIONI

Partono in ritardo treni e tram (non come quando c’era Lui!) perché non dovrebbero fare altrettanto i telegiornali? A pensarci bene fa sorridere, se non sghignazzare, la stizzita reazione di Cesara Buonamici per il lancio nell’etere, non suo ma del Tg5, con un paio di minuti di ritardo. Tra l’altro la furibonda signora non s’è resa conto di far torto ai propri fedelissimi, contrari per indole a tresche con i Tg rivali. Che cosa dovrebbe dire allora il placido, e visibilmente rassegnato, Marco Frittella, costretto ad aprire il Tg1 della notte anche mezz’ora dopo l’orario ufficiale? Per la precisione 22 minuti venerdì sera per lo sforamento di una delle tremila puntate dell’imperdibile Miss Italia. Una proroga tranquillamente evitabile: bastava togliere dalla bocca spalancata di Carlo Conti un centinaio di «straordinario!». Così come con qualche salamelecco in meno al redivivo nanerottolo Maradona, versione (buffo) danzatore, Ballando sotto le stelle sabato avrebbe calato il sipario in un orario quasi decente, anziché 34 minuti dopo. Ritardo per una volta gradito, dato che la trasmissione successiva era il patetico premio Campiello.
Se fino alle otto e mezza, intese come 20.30, i programmi riescono a essere puntuali, ecco che in prima serata inizia lo svaccamento: con Raiuno e Canale 5 in lotta per la pole position della maleducazione. Cominciano Striscia la notizia e Il malloppo a dare il cattivo esempio, trascinando con inarrestabile effetto domino tutti quelli che seguono. Molti dei quali non esitano ad aggiungere la propria dose di villania. Ai ritardi si aggiungono le variazioni, ovvero le improvvise, ripetute e inspiegabili modifiche ai programmi annunciati. Uno si sintonizza alle 22.30 sulla rete X, convinto di vedere il programma Y; aspetta sbuffando e mezz’ora dopo, se gli va bene, si ritrova a guardare il programma Z. Per la gioia di chi, uscendo, ha delegato tutto al videoregistratore.
Povera Italia televisiva, patria riconosciuta del ritardo elevato a regola e delle variazioni senza preavviso. Nei Paesi civili, tipo Francia, Svizzera, Germania e Inghilterra, nostri vicini più illustri (e più educati), esistono addirittura dei mensili con il calendario completo dei programmi. Ci vuole la morte del Papa per provocare un cambiamento. Quanto agli orari, cinque minuti di ritardo sono già una rarità. Da noi invece, lo spettatore trattato con così scarso rispetto non lo sa ma è giusto dirglielo, i giornali sono inondati tutte le sere da un fiume di variazioni.

Che obbligano i curatori della pagina televisiva a una maratona perpetua. Chi si affida ai settimanali tv (ma come fanno a sopravvivere?) è un illuso. Chi spera in almeno un giorno di tregua all’anno idem. Così è, anche se non vi pare.

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