Meocci attacca: alzare il canone o la Rai si ferma

da Roma

Per far quadrare i conti del bilancio 2006 la Rai dovrà fare «rilevanti sacrifici limitando lo sviluppo del digitale, gli investimenti sull'innovazione tecnologica e i diritti sportivi. E, se non si alzeranno il canone o i tetti pubblicitari l’azienda potrà andare avanti per poco tempo. Lo ha sottolineato il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, davanti alla Commissione di Vigilanza. Meocci ha detto chiaramente: «Se il canone è fermo e non si può alzare il limite al tetto della pubblicità la Rai non ce la può fare a entrare nella logica di modernità che dovrebbe affrontare per il futuro. Si può andare avanti per un po’ di tempo ma non sono mago Merlino e non so dove prendere i soldi».
Ci saranno tagli anche sullo sport. Bisogna fare scelte selettive e sacrifici nell’acquisto dei diritti sportivi. Quindi, ammonisce Meocci, la Rai non potrà coprire tutti gli eventi tradizionalmente seguiti sinora dal servizio pubblico senza determinare forti squilibri nei costi aziendali. Il direttore generale è preoccupato per i costi elevatissimi dei diritti sportivi. «Parlando dei Mondiali di calcio - ha detto Meocci - siamo preoccupati della crescita esponenziale dei costi di acquisizione dei diritti passati. Siamo passati dai 4 milioni di euro del 1998 ai 62 milioni del 2002, fino ai presunti 180 milioni di euro che la Rai avrebbe doviuto pagare per acquisire l’intero pacchetto di partite per l’edizione dell’anno prossimo». Nel 2010 e nel 2014 la Rai, per detenere la titolarità completa di tutti i diritti disponibili, verserà la somma complessiva - ha aggiunto il dg - di 350 milioni di euro (175 per il 2010 e 175 per il 2014) con un aumento del 300 per cento in 8 anni. Nel 2006 gli Europei di calcio costeranno 68 milioni di euro. Per la Formula 1 la Rai verserà nel 2007 35 milioni di euro ed è stato dato mandato al direttore dei diritti sportivi di presentare un’offerta per le stagioni 2008-2012.

Costi elevatissimi con un doppio problema per la Rai: «Quello di garantire la copertura televisiva in chiaro degli avvenimenti più seguiti dal pubblico con la necessità di non appesantire i conti economici» conclude Meocci.

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