Berlino - Angela Merkel ha un problema: non riesce a conquistare la fiducia degli elettori. Eppure da quando è Cancelliera la Germania attraversa una fase decisamente favorevole. L'economia è in netta ripresa, la disoccupazione è scesa, i conti pubblici sono di nuovo in ordine, il sistema di assistenza sociale continua ad essere tra i più generosi al mondo e in molti paesi la Germania viene vista come un modello da imitare. Risultati che dovrebbero tradursi in un aumento di consensi elettorali. E invece avviene il contrario. Il suo partito, la Cdu, Unione cristianodemocratica, non ha più la maggioranza al Bundesrat, uno dei due rami del Parlamento, e ha subito sconfitte clamorose in tutte le ultime elezioni regionali e comunali. E ieri la giornata più umiliante con due sconfitte in contemporanea: nel Baden-Wuerttemberg e nella Renania-Palatinato dove il partito della Cancelliera e i suoi alleati, i liberali, sono stati ancora una volta battuti dai rossoverdi, socialdemocratici ed ecopacifisti, all'opposizione a Berlino ma in avanzata in quasi tutti i laender.
Delle due sconfitte quella che brucia di più è la perdita del Baden-Wuerttemberg, un land chiave nella geografia elettorale della Germania. Con undici milioni di abitanti e un Pil di 480 miliardi di euro, il terzo più alto del Paese, è uno dei motori della politica e dell'economia tedesche. Ma soprattutto è un land dove la Cdu ha governato ininterrottamente dal 1953 quando la Merkel non era ancora nata. É come se il Pci, ai suoi tempi d'oro, avesse perso il controllo dell'Emilia-Romagna. Una sconfitta condivisa con l'altro partito al governo a Berlino, i liberali, che hanno perso la metà dei voti. A guidare il land sarà ora una coalizione rossoverde ma più verde che rossa poiché gli ecopacifisti hanno ottenuto più voti dei socialdemocratici e nell'altro land dove si è votato, la Renania-Palatinato, hanno triplicato i consensi. «Da oggi a Berlino niente sarà più come prima», scrive Der Spiegel online. E ancora più severo il commento del sito del Sueddeutsche Zeitung: «Solo un miracolo potrà impedire che il voto del Baden-Wuerttemberg segni l'inizio della fine di Angela Merkel e del suo ministro degli Esteri Guido Westerwelle, leader dei liberali».
Un voto, bisogna dire, che è stato fortemente influenzato dallo scenario internazionale e in particolare dalla tragedia in Giappone che ha ulteriormente allarmato un elettorato già contrario all'energia nucleare, favorendo soprattutto i Verdi da sempre nemici dell'atomo. Alla vigilia del voto la Merkel ha cercato di rassicurare gli elettori chiudendo sette centrali e annunciando un'uscita completa dal nucleare in tempi rapidi. Ma le sue rassicurazioni non sono state ritenute credibili anche perché appena in autunno la stessa Merkel aveva deciso un potenziamento del nucleare prolungando la durata delle centrali già esistenti. Insomma la sua è apparsa una conversione troppo improvvisa e poco credibile. E non è la prima volta che Angela Merkel paga duramente il suo procedere a zig-zag con repentini cambiamenti di scelte a secondo delle convenienze elettorali.
All'inizio della crisi dell'euro, alla vigilia del voto nella Renania-Vestfalia, anche questo perso, annunciò che i soldi dei tedeschi non sarebbero stati mai messi a disposizione dei paesi sull'orlo del collasso. Poi per salvare l'euro, che conviene alla Germania, ha ha fatto il contrario.
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