BerlinoAngela Merkel appariva sollevata e contenta quando ieri pomeriggio, dopo quattro mesi di snervanti trattative, ha annunciato la decisione della General Motors di vendere la Opel al gruppo russo-austro-canadese Magna e, quindi, di scegliere la soluzione sostenuta a spada tratta dal governo tedesco. Ma il suo era più un atteggiamento di facciata che di sostanza. Tra poco più di due settimane in Germania si vota e il salvataggio della Opel è uno dei temi centrali della campagna elettorale. Comprensibile, quindi, che la cancelliera abbia cercato di far apparire la decisione di General Motors come un fatto compiuto e una vittoria del suo governo, mentre in realtà la partita sul futuro della storica casa di Rüsselsheim rimane più aperta che mai e dallesito tuttaltro che certo.
Le condizioni per il passaggio della Opel a Magna sono infatti ancora da definire. E il capo dei negoziatori della General Motors, John Smith, ha fatto capire che non saranno né rapide né facili. Bisogna definire la cifra per la vendita: per cedere il 65% di Opel gli americani chiederebbero 6 miliardi di euro, una cifra astronomica che dovrebbe uscire dalle casse della Sberbank, la banca russa finanziatrice del progetto che già si trova in gravi difficoltà avendo registrato nel secondo trimestre di quest'anno un calo dei profitti da 30 miliardi di rubli a poco più di 5 miliardi (174 milioni di dollari). Inoltre il capo dellamministrazione fiduciaria, Fred Irwin, ha spiegato che nelle trattative si parlerà degli aiuti del governo e dei länder per il rilancio dei quattro stabilimenti tedeschi. Un modo diplomatico per far capire che il prestito di 1,5 miliardi già erogato e le garanzie promesse per altri 4,5 miliardi non bastano. Insomma, tutto è ancora in alto mare. Per di più un commentatore tedesco, allannuncio della Gm di vendere alla Magna, ha osservato che «si tratta di un regalo interessato al governo di Berlino».
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