Messina 1908 e il Quartiere Lombardo

Secondo un recente sondaggio i milanesi doc, da generazioni, sarebbero solo tre su dieci, con il restante 70 per cento figlio dell’immigrazione prima dal Sud e poi dal resto del mondo. Una parte lo ha dato, negli anni, la Sicilia, in particolare la città di Messina. Che il 28 dicembre 1908, cento anni e qualche mese fa, conobbe la tragedia di un terremoto devastante. Fa un certo effetto parlarne in giorni in cui scorrono ancora le immagini provenienti dall’Abruzzo: L’Aquila come Messina. Erano le 5.21 del 28 dicembre 1908 e il sisma sorprese nel sonno la città dello Stretto. Anzi, le città dello Stretto, poiché è più giusto parlare di Messina e Reggio, visto che anche la Calabria ha pagato a caro prezzo il suo tributo di sangue. Un terremoto-maremoto che provocò nella sola Messina 80mila morti. Una disgrazia che fu l’input per tessere un filo diretto tra Messina e Milano. Già, perché nei primissimi giorni della tragedia fu proprio Milano (e la Lombardia) con il suo Comitato di Soccorso, ad attivarsi per prestare i primi aiuti. Una solidarietà a tutto spiano che ha permesso, nel giro di pochissimo tempo, di ricostruire un intero quartiere che, in onore ai benefattori, i cittadini messinesi hanno ribattezzato Quartiere Lombardo. A parlare di questo legame consolidatosi tra Milano e Messina è Sergio Di Giacomo, giornalista trentanovenne, collaboratore di varie testate nazionali, firma di punta delle pagine culturali della Gazzetta del Sud, nonché ricercatore all’Università di Messina, che ha raccolto il suo scrupoloso lavoro ne Il Quartiere Lombardo. La «nobile» Milano e la Lombardia per la resurrezione di Messina dal terremoto del 1908, edito dall’Associazione Culturale Daf (www.daf-associazione.it), prefazione curata da Matteo Collura, firma delle pagine culturali del Corriere. Un lavoro di ricerca scrupoloso e dettagliato quello di Di Giacomo, che non manca di fornire cifre e numeri: un milione 600mila lire i soldi raccolti (una parte dei quali provenienti da una sottoscrizione promossa dal quotidiano di via Solferino) utilizzati per edificare migliaia di metri quadrati, divisi fra 23 case per un totale di 104 appartamenti. Tutti rigorosamente con criteri antisismici, avvalendosi del contributo di nomi di grido dell’architettura meneghina quali Cesare Nava e Carlo Broggi. Su tutti, i 6mila metri quadrati dell’imponente Orfanotrofio Lombardo. Un’opera di ricostruzione che ha unito generosità ed efficienza: solo due anni esatti di lavori (il Quartiere venne inaugurato il 28 dicembre 1910).

Si scoprono, poi, particolari affascinanti, come il percorso di migrazione al contrario messo in atto da tanti lombardi che, partiti alla volta di Messina al solo di scopo di essere impegnati in prima persona, la elessero a nuova dimora. E chissà che fra cento anni non ci sarà un Sergio Di Giacomo abruzzese che scriverà un libro su un Quartiere Lombardo anche all’Aquila.

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