La metro si rompe, in migliaia a piedi

Pendolari infuriati. Catania: «Paghiamo mancati investimenti». Croci: «Inammissibile»

La metro si rompe, in migliaia a piedi

Un guasto così lungo, un disagio così estenuante sulla metropolitana cittadina non si era mai verificato. Il record era stato raggiunto il 30 ottobre di tre anni fa, con sette ore di stop alla circolazione della metropolitana e nove stazioni chiuse. Un primato polverizzato ieri quando da Cascina Gobba, a Caiazzo (linea 2, la verde) in entrambe le direzioni, di treni non ne sono transitati affatto per 14 ore, dalle 6.10 alle 20, con otto stazioni inutilizzabili dagli utenti.
Qualche piccola illusione si è creata nel tardo pomeriggio. All’annuncio (ore 17.30) - con tanto di comunicato Atm - di una «possibile» riapertura della circolazione alle 19. Evento che si è verificato un’ora dopo il previsto: i danni provocati dal pantografo del primo treno partito e impigliatosi nella rete aerea di alimentazione alla stazione di Udine, si erano rivelati più gravi del previsto. E gli operai hanno dovuto lavorare fino a sera.
Durante il giorno e dopo l’uscita dagli uffici i passeggeri inferociti hanno preso d’assalto i 64 autobus messi a disposizione da Atm che, alle 12, ha predisposto anche un «treno navetta» per garantire il collegamento tra le stazioni utilizzando un unico binario. Ma nonostante l’azienda trasporti abbia assicurato di aver messo al lavoro ininterrottamente una cinquantina di operai, non sono mancate le polemiche. Anche alcuni consiglieri comunali sono «rimasti a piedi» e sono arrivati in ritardo a Palazzo Marino, tanto che la seduta di ieri non si è aperta per mancanza di numero legale.

«Il guasto di ieri - commenta il presidente di Atm, Elio Catania - è il prezzo che la città paga per dieci anni di mancati investimenti nell’ammodernamento delle infrastrutture». L’assessore ai Trasporti Edoardo Croci parla di un «disservizio inammissibile» e chiede chiarimenti all’Atm.

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