Il Milan sceglie Briatore come portafortuna

A San Siro gesto scaramantico di Braida con il manager. Berlusconi, felice, telefona alla squadra. E Costacurta meraviglia tutti

Franco Ordine

La notte bianca del Milan comincia con un gesto scaramantico. Ariedo Braida tocca Flavio Briatore, appena incrociato a San Siro prima dell’inizio di Milan-Fiorentina. «Vero, uno che chiude il gp di formula uno con un litro di benzina nel serbatoio del bolide di Alonso, dev’essere toccato» conferma Adriano Galliani che riferisce a cena, di notte, l’episodio a Carlo Ancelotti, seduto al suo tavolo. È solo l’inizio di una notte bianca che viene scandita anche dal calcolo pittoresco eseguito da Gianluca Galliani, figlio di Adriano, il suo accompagnatore nelle esibizioni da ultrà, nel calcio come nel basket, condividono l’identica passione. «In un colpo solo abbiamo guadagnato dieci punti: 3 punti sull’Inter e sulla Fiorentina, 2 punti ciascuno su Juventus e Roma» racconta Galliani jr. divertito e di sicuro il conto viene passato anche a Silvio Berlusconi nella telefonata privata, molto privata, che chiude quell’incontro ravvicinato con Della Valle cavalcato dai giornali. Il patron del Milan, reduce dal tour elettorale a Napoli, è felice per la qualità dell’esibizione, rimpiange il mancato 4 a 1 di Seedorf e raccomanda di tenere alta la concentrazione anche a Lione, mercoledì prossimo.
La notte bianca del Milan continua appena gli esponenti della macchina da gol (70 centri collezionati in campionato, negli ultimi due mesi rosicchiati alla Juventus 6 punti, conquistati 22 punti sui 24 a disposizione) si ritrovano intorno a quel fenomeno da baraccone che sta diventando Alessandro Costacurta. E non tanto per i suoi 40 anni spesi con semplicità ma per la capacità di tenere il campo e di trasformarsi in terzino («dove da giovanotto non volle mai giocare» ricorda Tassotti), all’occorrenza, anche dedicato a servire deliziosi assist come dimostra il precedente di Udine (a favore di Gilardino) prima del cross millimetrico scodellato sulla testa di Kakà. «È il trionfo dell’intelligenza» sentenzia Pirlo, uno che scolpisce le parole e le dosa quasi come un vecchio farmacista. «È il trionfo anche dell’idea Milan» sostiene Silvano Ramaccioni team manager e si riferisce a quel balletto della fascia da capitano che pare fatto apposta per cementare un ambiente appena uscito da una serata positiva. Shevchenko si ritira e la passa a Costacurta, esce anche Billy che la gira a Gattuso il quale la porta a Paolo Maldini nel frattempo entrato a destra per scandire il ritorno alla seminormalità dopo una lunghissima assenza, tre mesi e mezzo, forse la più lunga dall’inizio della sua carriera. Un balletto che fa bene al cuore del tifoso.
La notte bianca del Milan s’illumina appena i primi commenti in tv rimettono al centro della discussione l’improbabile rimonta sulla Juve, a sette turni dalla fine (accadde nel ’99 con Zaccheroni in panchina ma non c’era di mezzo la coppa Campioni allora, ndr). «Pensiamo a tenere lontana l’Inter» insiste Sheva e con lui ripetono il motivetto tutti gli altri. Da Ancelotti che segnala la partenza falsa («i primi venti minuti contro la Fiorentina non possiamo concederli al Lione») fino a Galliani cui strappano una sola battuta sull’argomento («c’è un solo fuoriclasse impegnato in una strepitosa rimonta») che si può stendere fino ad Arcore. La notte bianca del Milan procura anche la fine di un isolamento mediatico.

Dopo qualche mese tornano alle due trasmissioni sportive della domenica sera esponenti della real casa: Seedorf in Rai e Inzaghi in Mediaset, da Piccinini a discutere anche di nazionale senza cadere nella trappola dell’autoreferenzialità. «Con Frey in porta sarebbe stata magari più dura contro la Fiorentina», chiosa superPippo bombardiere e qui nessuno ha voglia di obiettare alcunché.

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