«Milano perfetta per un mio romanzo»

Certo che Dan Brown, ex musicista, suonatore di piano per diletto, ora scrittore di milionario successo, non è uno che si nasconde dietro le parole. Intervenuto alla prima della Scala, è stato tra i pochi a gradire la regia di Emma Dante, stupendo tutti quando ha rivelato qual è il nostro musicista che apprezza di più: Lucio Dalla.
La Carmen, unita all’invito del suo editore italiano, la Mondadori, gli ha permesso, in questo lungo fine-settimana, di visitare in corso Magenta il Cenacolo, lui che lo ha celebrato nel Codice da Vinci (milioni di copie vendute 81), e a Palazzo Marino il San Giovanni Battista, sempre di Leonardo, fino alla frase che ora tanti, attorno al Duomo, sperano diventi realtà: «Milano sarebbe uno sfondo spettacolare per Robert Langdon», il protagonista della trilogia che vede, accanto al Codice, Angeli e demoni e il Simbolo perduto.
Perfetto anche il Piermarini come ambiente per un nuovo romanzo in una Milano che «dal punto di vista dell’architettura e della cultura sarebbe uno sfondo spettacolare per Langdon, ma c’è molto da studiare ancora».

Vero, però è importante ricordare come Brown abbia con Roma quella che lui stesso definisce una «storia d’amore», che in fondo entra anche nel Simbolo perduto perché ambientato a Washington, «costruita come la nuova Roma». Milano sarebbe una svolta assoluta.

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