Elena Giliberti
La comunità ebraica di Milano ha dato il benvenuto al suo nuovo capo. Ieri pomeriggio nella sinagoga centrale di via della Guastalla si è celebrata la cerimonia dinsediamento, e il nuovo rabbino capo della comunità milanese Alfonso Arbib è stato accolto dalle autorità civili e religiose del capoluogo lombardo.
Sinagoga strapiena e coro di voci bianche dei bambini delle scuole elementari ebraiche della città hanno fatto da cornice allevento di consegna del testimone da Giuseppe Laras, guida spirituale degli ebrei milanesi dal 1980, al nuovo Alfonso Arbib, classe 58, originario di Tripoli. A rappresentare le istituzioni cittadine con tanto di kippah in testa alla cerimonia hanno partecipato il prefetto Bruno Ferrante, il vicepresidente della provincia Alberto Mattioli, lassessore allo sport del Comune Aldo Brandirali, e lassessore alle politiche sociali Tiziana Maiolo.
Ad aprire le danze il presidente della comunità ebraica di Milano Roberto Jarach, che ha sottolineato limportanza del compito ora nelle mani di Alfonso Arbib, che avrà a che fare con la seconda comunità ebraica italiana. Poi la parola è passata al professor Amos Luzzato, presidente dellUnione delle comunità ebraiche italiane, che proprio ieri mattina ha anche rinunciato a dare le dimissioni come aveva invece preannunciato nei giorni scorsi. Infine il saluto del neodesignato Alfonso Arbib, pronto ad affrontare anche i diversi problemi del compito che gli è stato assegnato.
«Sono convinto che lantisemitismo sia un fenomeno che riguarda una piccola minoranza, ma quello che mi preoccupa è la mancata reazione, in alcuni casi, da parte della maggioranza», ha spiegato il rabbino, che si è detto anche «più preoccupato, parlando di antisemitismo, di quellantisemitismo mascherato che parla di complotto ebraico».
Identità e integrazione sono i punti focali del suo credo, e in proposito, ricordando la recente inaugurazione di unaltra scuola ebraica a Milano, ha sostenuto «il diritto assoluto ad avere una scuola in cui sviluppare la propria identità, rispettando però i limiti fissati dalle leggi».
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