La caccia al voto tra dubbi e insulti

Dai mercati al porta a porta, campagna difficile: "C'è disaffezione alla politica"

Com'è difficile prendere voti a Milano e in Lombardia. A poco più di due anni dalle ultime regionali gli scenari sono drasticamente mutati. E soprattutto il rapporto candidato-elettore ad essersi incrinato. Degli scandali e dei rinvii a giudizio sono fatalmente i candidati a farne le spese, anche quelli che tentano per la prima volta l'elezione al parlamentino lombardo.
E quindi non è casuale sentirsi domandare «ma ha problemi economici?» come nel caso di Massimo Parise, medico milanese e candidato alle regionali per Fratelli d'Italia. «I miei pazienti sembrano perplessi della mia scelta, come se la politica fosse un modo non particolarmente elegante di sbarcare il lunario – spiega ridendo Parise – ma pian piano riesco a spiegar loro che alcuni casi non possono e non devono corrompere un servizio alla collettività». Chi transita per mercati rionali, tradizionale meta di candidati alla ricerca del voto, sa bene che possono arrivare anche insulti e improperi, frutto di generalizzazioni e sconforto.
«Mi son sentito dire di tutto, dal classico fate tutti schifo al più attuale voto Grillo» conferma Roberto Di Stefano, giovane assicuratore sestese e candidato per il Popolo della Libertà. «La mia giovane età, il fatto di avere già un lavoro, le mie idee attenuano di molto l'indifferenza e l'ostilità dei più riottosi – prosegue Di Stefano - certo è che anche quelli che hanno già deciso di votarmi mi invitano a non diventare come gli altri».
E anche a sinistra la situazione è pressoché identica. Ne sa qualcosa Luca Frusini, studente universitario di Como che tenta l'avventura politica con la lista Etico: «Nelle strade e nei banchetti tocchiamo con mano il cinismo e la disillusione di tanti elettori. Ma al contempo non sono in pochi a dirmi che è bello vedere un giovane che si impegna in politica». Il 37% degli indecisi sono tutti qui in Lombardia, in bilico tra astensionismo e Beppe Grillo e con il centrodestra e il centrosinistra che non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna. Tra i mille gazebo per Maroni e il porta a porta per Ambrosoli, in questo ultimo weekend pre-elettorale, ci si gioca la presidenza della Lombardia.
E la Vecchia Guardia, quella sana, di Pd e Pdl lo sa bene. «Ci sono dati evidenti di disaffezione al voto ma nel rapporto personale con gli elettori le cose possono cambiare – spiega Pippo Civati del Partito Democratico – e sicuramente questo clima segna un ritorno a metodi più tradizionali di campagna elettorale dove la politica esce dai suoi riti e va incontro ai cittadini anche a rischio di sfottò e battutacce».

Sulla stessa lunghezza d'onda Mario Mantovani del Pdl: «La vera scommessa è conquistare la fiducia dei cittadini senza false promesse e mettendoci la faccia tutti i giorni. Ripartiamo dal rapporto diretto con l'elettore»

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