Se nel «mostrificio» globale esiste un nome dall'effetto assicurato questo è Andy Warhol. Sul genio folle fondatore della Pop Art, padrone di casa di quella Factory che a New York negli anni Sessanta ha incarnato tutto lo spirito della beat generation, nell'ultimo mezzo secolo si è detto, scritto ed esposto praticamente di tutto: dai celebri barattoli di zuppa Campbell's alle ancor più celebri serigrafie dei grandi miti del Novecento - tra cui Marylin Monroe, Liz Taylor o Mao Tse Tung - dalle copertine dei vinili delle rockband come i Velvet Underground e la loro mitica banana gialla, ai lungometraggi spesso girati nella stessa Factory che ben documentavano il pensiero commerciale di Andy e la cultura anfetaminica newyorkese dell'epoca. Per rinfrescare la memoria del pubblico, Palazzo Reale dedica a Warhol una nuova mostra, a poco più di un mese da quella che si è chiusa al Museo del Novecento intitolata Andy Warhol Sturdust e che ha mostrato ai milanesi la collezione di stampe di proprietà della Bank of America Merrill Lynch. Sempre di collezione trattasi anche per la mostra che si inaugura giovedì e che esporrà fino al 9 marzo le opere di proprietà del magnate americano Peter Brant che, per non sbagliare, è anche curatore dell'esposizione. Industriale e businessman con un patrimonio stimabile in circa tre miliardi di dollari, Brant è considerato uno dei massimi collezionisti americani, tra cui dicono annoveri anche sua moglie, la bruna topmodel Stephanie Seymour. Personaggio bizzarro, Brant vanta una raccolta di oltre 15mila opere tra cui la più importante collezione privata del genio della Pop art, di cui fu amico e febbrile mecenate. A Warhol commissionò addirittura un ritratto, non di sè stesso ma del suo cocker Ginger, di cui l'artista realizzò ben due dipinti. Generoso divulgatore, oggi presiede la Fondazione d'arte a lui intitolata con sede a Greenwich, finalizzata alla didattica e allo studio dell'arte. Della sua collezione a Palazzo Reale ci saranno soprattutto serigrafie, che il collezionista ha sempre preferito ai pezzi unici, e dunque tante immagini ultranote dell'arte che più di tutte ha reso ommaggio alla civiltà dei consumi. L'operazione, prodotta da 24 Ore Cultura e Arthemisia Group in partnership con il Comune di Milano fa da contraltare alla mostra dedicata a Pollock e agli espressionisti astratti della Scuola di New York e si iscrive nell'Autunno Americano che comprende una serie di eventi tra arte, musica, teatro e cinema. Dal cheesecake allo swing, passando per Steve Jobs e per le dissonanze di John Cage fino ai drammi di Arthur Miller.
Questa settimana, ad esempio, l'inossidabile coppia Elio De Capitani e Ferdinando Bruni portano in scena all'Elfo Puccini l'episodio storico che fece tremare gli Stati Uniti del Watergate, l'intervista che nel 1977 vide protagonisti il conduttore televisivo Frost e il presidente Nixon. E via di questo passo. Come disse Sordi: «America' facce Tarzan».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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