Ambrosoli litiga con Maroni «Formigoni era più bravo»

(...) Una frattura con l'ex rivale in campagna elettorale che così netta non s'era vista e un bel pasticcio quello combinato da Ambrosoli, perché arriva proprio quando il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri sta «inciuciando» con Maroni su vari temi. Tra cui Sea handling, la spinosa questione che con la mega multa europea mette a rischio 2.300 posti di lavoro.
Perché Ambrosoli a Maroni ha rinfacciato un «finto formigonismo in assenza di Formigoni» ed «è proprio questo suo immobilismo, questa sua assenza di azione che fa sembrare il suo predecessore, del quale condividevamo poco o nulla, un campione di attivismo e di dinamismo». E poi l'accusa di essersi limitato alla «mera manutenzione legislativa». Troppo per Maroni che si lascia andare a uno stizzito «ma se abbiamo fatto quattro leggi!» (letto nel labiale tivù). Poi l'accusa ad Ambrosoli di averlo insultato e la sua assenza in aula al momento del voto finale. Un battibecco che ha rischiato di far passare in secondo piano il dibattito sul Piano regionale di sviluppo, la traduzione in obiettivi di governo del programma elettorale che è stata sintetizzata nella «continuità del buon governo e impegno nelle nuove sfide». A presentarlo il presidente della commissione Bilancio Alessandro Colucci (Pdl) che ha suddiviso il documento in quattro aree: istituzionale, economica, sociale e territoriale. «Pensando a questa legislatura - ha detto Colucci all'aula - come un passaggio da un programma di governo che per diciotto anni ha visto crescere in autorevolezza il ruolo della Lombardia, che ha visto impostare e avviare e mettere in campo politiche di sviluppo, di innovazione e di rafforzamento del ruolo della Regione nel campo economico e produttivo, nella pianificazione territoriale, nel governo del territorio e delle infrastrutture, nel campo del sociale e della sanità». Poi Colucci ha ricordato uno dei punti fondamentali del programma e della legislatura. «La macroregione del Nord a quadro costituzionale invariato risponde all'esigenza di modernizzare l'istituto regionale valorizzando la vicinanza ai territori e l'efficacia e flessibilità di azione».
Alla fine Maroni rientra in aula per il suo intervento e ringraziata «l'opposizione anche per le critiche che non condivido per la maggior parte, ma che sono uno stimolo a fare di più e meglio nei prossimi anni». Ma per oggi ha già convocato una conferenza stampa per illustrare le linee dei suoi prossimi cinque anni di governo.
Ma come se non bastasse il centrosinistra, a dargli un dispiacere ci pensano Fratelli d'Italia e Riccardo De Corato che ricordando come tra gli obiettivi della giunta Maroni ci sia la macroregione del Nord e il trattenimento sul territorio del 75 per cento delle tasse, ha detto che «è inutile continuare con questa solfa della Lega e che anche voi dell'opposizione ripetete. Qui rimangono già fra il 66 e il 70 per cento delle risorse». Per il professor Stefano Bruno Galli, il capogruppo della Lista Maroni, «la macroregione che storicamente esiste sin dall'Ottocento come realtà geopolitica, rappresenta la spina dorsale del Prs. E si impone come lo strumento privilegiato per risolvere la cosiddetta Questione settentrionale».
Per il capogruppo pdl Mauro Parolini «abbiamo fatto uno sforzo per cercare la condivisione con la minoranza per il bene dei cittadini».

E dopo un dibattito di oltre 8 ore il consiglio ha approvato il Piano di sviluppo per il prossimo quinquennio. Favorevoli Pdl, Lega, Lista Maroni e Fratelli d'Italia, contraria tutta l'opposizione (Pd, Patto civico e Movimento 5 Stelle).

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