L'amore in scena e nella vita sempre, splendidamente e al contempo, tragicamente attuale. Romeo e Giulietta, il testo scespiriano che infiamma da sempre le platee del mondo, è in scena all'Elfo fino al 24 febbraio nella versione di Ferdinando Bruni (scene di Andrea Taddei - costumi di Ferdinando Bruni). Irrinunciabile banco di prova per indagare il confronto tra vecchie e nuove generazioni, ma anche banco di prova per i giovani attori che prendono parte alla piece in ruoli di rilevo. Un confronto che costituisce il cuore pulsante della tragedia e che si impone anche nella concretezza del lavoro di palcoscenico, nell'esigenza di rinnovare ad ogni ripresa il cast dello spettacolo, con attori giovani pronti a mettersi in gioco. «Un amore assoluto, di una purezza che proprio la sua brevità e il suo destino di morte rendono totale, e un odio altrettanto assoluto, in quanto cieco, e ormai immemore delle ragioni della sua nascita» spiega Ferdinando Bruni che con la sua rilettura porta in primo piano «i contrasti e le contraddizioni che abbondano ad ogni livello in questo testo che, forse proprio perché mitico, è in fondo poco conosciuto nella sua struttura». Contrasti tra eros e thanatos, tra i personaggi giovani e vecchi, che si ripetono anche nel linguaggio sospeso tra poetico e quotidiano e rimandano all'interpretazione della catastrofe finale, tra destino e fatale incidente. Una storia universale ed infinita che si rinnova ogni qual volta la freccia infuocata penetra il cuore dei prescelti, in cui il contesto storico/politico perde i contorni lasciando spazio alla perenne dialettica tra vita e morte, amore e odio. Uno spettacolo che con la sua drammaticità di vendette, soprusi e violenza, rimanda alla nostra contemporaneità. «Una lunga scia di sangue frutto di faide,di lotte faziose, di scontri politici o religiosi - dice Ferdinando Bruni.
perseguiti con l'ottusa bestialità delle risse fra tifoserie, collega la storia tragica dei due amanti di Verona con le vicende sanguinose della nostra epoca, e non ci sarà bisogno di ambientare la vicenda in Kossovo o in Israele, in Irlanda o nei Paesi Baschi, perché le parole di Shakespeare e la tragica fine dei suoi personaggi non risuonino in noi, perché le lotte fra Capuleti e Montecchi non richiamino alla mente altre lotte più vicine nel tempo e nello spazio».Teatro Elfo Puccini fino al 24 febbraio
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