Erano un gruppo di professionisti della rapina. Alcuni di loro vantavano 40 anni di carriera criminale. Altri, come il palo della banda, erano costretti a portare sul «luogo di lavoro» il figlio di nove anni.
Gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito ieri mattina otto ordini di custodia cautelare in carcere, firmati dal gip Alessandro Santangelo. I destinatari sono i componenti di una gang di malviventi di età compresa trai 26 e i 74 anni, tutti con una lunga lista di colpi alle spalle.
Gli otto banditi - quattro dei quali erano già in carcere per altri reati - sono indagati per rapina aggravata e porto abusivo di armi.
Il 17 luglio scorso avevano assaltato la filiale della banca Unicredit di piazza Bausan, in zona Bovisa, portando via un bottino da 129mila euro. Per riuscirci, però, avevano dovuto aspettare per oltre mezz'ora l'apertura della cassaforti a tempo. Tempo durante il quale avevano tenuto in ostaggio il direttore e i 12 dipendenti della filiale. Un'operazione non semplice, che ha richiesto lucidità e una freddezza fuori dal comune, fanno notare gli investigatori. Doti che invece i componenti della gang non avevano dimostrato appena un mese prima, quando l'obiettivo era ben più ambizioso. In quell'occasione avevano cercato di svaligiare lo sportello di Ubi Banca di piazza Borromeo, nel pieno centro di Milano, a due passi da Piazza Affari. Il colpo, però, era saltato quando i rapinatori avevano notato degli strani movimenti da parte di un dipendente e - temendo che avesse azionato l'allarme anti rapina – avevano deciso di rinunciare e darsi alla fuga.
La gang, però, secondo quanto emerso da intercettazioni e pedinamenti, era pronta a mettere a segno altri colpi. Nel settembre dello scorso anno gli otto malviventi stavano facendo sopralluoghi davanti ad altri istituti di credito a Milano, ai quali avevano intenzione di dare l'assalto. A frenarli erano stati gli arresti per alcuni vecchi reati commessi da componenti chiave della banda, arresti che avevano decimato le loro fila.
Tutti i membri del «commando» giravano armati, come hanno dimostrato i sequestri di una pistola 377 e di un fucile a canne mozze, trovati in possesso di Matteo Gadaleta, 47 anni, insieme a molte munizioni. Molti di loro, però, come il «palo» Roberto Albertario, 50 anni, dovevano anche fare i conti con le difficoltà di tutti i giorni: in almeno un caso, il pregiudicato ha deciso di portare con se il figlio di 9 anni perché non sapeva a chi affidarlo durante la rapina. Per cui il bambino aveva assistito al colpo della banda accanto al papà. Tranquillamente.
Tra le fila della banda, c'era anche Giovanni Frangione, 74 anni, che ha all'attivo un quarantennio di furti e rapine, una sorta di «nonno
bandito».Nonostante l'età, non esitava a travestirsi e a fare irruzione negli istituti bancari, dimostrando di avere energie pari a quelle dei suoi complici più giovani. E probabilmente una determinazione ancora maggiore.
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