La botta finale dopo due anni di pandemia. Un'impresa del terziario su cinque rischia di chiudere a causa del caro energia. Per il 69% delle imprese di Milano, Monza Brianza e Lodi l'aumento dei prezzi comporterà un maggiore indebitamento e secondo Confcommercio e c'è il rischio reale che il 20% non regga il colpo. L'associazione lancia l'allarme dopo aver completato un'indagine sull'impatto della guerra in Ucraina basata sulle risposte di 767 imprese (l'80% di Milano e Città metropolitana e le altre tra Monza e Brianza, tra le categorie più rappresentate negozi al dettaglio non alimentari per il 26%, ristorazione il 19%, agenti e rappresentanti il 13%, ingrosso il 9%). Per il 51% l'aumento del costo dell'energia è la prima preoccupazione, colpisce di più i servizi (76%) e la ristorazione (61%), seguono il rincaro delle materie prime (26%), la difficoltà nel rifornimento dei prodotti (11%) e il calo del turismo (10%). Le bollette sono aumentate entro il 50% per il 53% delle imprese ma sono schizzate ancora più in alto - dal 50 al 100% - per il 31%, dal 100 al 200 per il 12% e addirittura oltre il 200% per il 4%. Colpita soprattutto la ristorazione. Guardando invece al caro materiali, la fetta maggiore (44%) ha registrato aumenti tra il 20 e il 50%, il 34% degli operatori rincari fino al 20% mentre il 15% ha segnalato dal 50 all'80% in più dei costi. Solo il 2% non ha registrato scosse. L'effetto come si diceva è il maggiore ricorso all'indebitamento che potrebbe costringere l'11% a tagliare sul personale e il 20% a chiudere. Le soluzioni per la ripresa: abbattere i costi dell'energia è la priorità per il 47% delle imprese, il 27% chiede nuovi indennizzi, poi moratorie fiscali e finanziamenti agevolati per investimenti. E per uscire dall'emergenza bisogna puntare sulle rinnovabili (per il 60%). «É allarme indebitamento per il terziario - conferma il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri -. Ci sono lievi segnali di ripresa nel settore turismo, anche se non ancora sufficienti per parlare di piena ripartenza. É importante intervenire subito con ristori immediati e abbattimento dei costi».
Anche Assolombarda denuncia che i costi dell'energia, delle materie prime, le difficoltà nell'approvvigionamento, nelle esportazioni e nei pagamenti sono gli effetti «ulteriormente aggravati dal conflitto» che «mettono a rischio la produzione di un'impresa del territorio su quattro nel breve termine». Il presidente Alessandro Spada reclama «misure importanti e urgenti che possano sostenere le nostre aziende che si trovano in difficoltà a produrre».
Un elemento positivo riguarda la riorganizzazione della geografia delle catene globali del valore. In molti casi, «si sta verificando un riavvicinamento all'Europa e all'Italia, questo può sicuramente rappresentare un'opportunità per le parti più competitive del nostro sistema industriale».
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