Botte, sassi e minacce prima dell'incidente che ha ucciso un rom

Si è costituito l'uomo che fuggendo in auto dopo una lite ha abbattuto un palo che ha ammazzato un innocente

Dieci giorni fa, per scappare da un gruppo di rom romeni che come lui abitano nel campo abusivo sotto il cavalcavia di via Palizzi, è salito in auto e ha imboccato a tutta velocità la pista ciclabile.

Sono bastati pochi metri perché perdesse il controllo della sua Citroen Xara Picasso. E mentre il gruppo di uomini coinvolti nella rissa lanciava pietre contro la macchina, ha perso il controllo.

L'auto ha sbandato, finendo per schiantarsi contro un palo della luce. A farne le spese è stato un altro rom di 56 anni, estraneo alla lite, che in quel momento si stava avvicinando al gruppo di uomini coinvolti nella rissa.

Il palo di cemento gli è franato addosso e lo ha colpito alla testa, uccidendolo sul colpo.

Non ha nemmeno la patente R.T., queste le iniziali del 30enne alla guida della Citroen intestata ad un altro componente della sua famiglia, che adesso è indagato a piede libero per omicidio colposo e omissione di soccorso.

L'uomo, dopo una fuga durata quasi una settimana, il 19 giugno si è presentato in compagnia del suo avvocato nella stazione dei carabinieri di Musocco e si è costituito.

Ai militari dell'Arma, che indagando sull'incidente ormai erano sulle sue tracce, il 30enne ha raccontato che quella sera, intorno alle 20, all'improvviso si era trovato circondato da altri cinque rom che volevano picchiarlo. Per cercare di non soccombere, aveva fatto salire in fretta e furia moglie e figlia piccola sulla macchina, utilizzata dalla famiglia anche come casa. Ingranata la marcia, era partito a tutta velocità imboccando la pista ciclabile. La fuga, però, era durata appena pochi metri. Una pioggia di sassi aveva rotto il lunotto posteriore. Il rumore dei vetri infranti era stato così forte che qualche passante lo aveva addirittura scambiato dei colpi di pistola e aveva chiamato il 112. Poi l'impatto con il palo della luce, l'altro rom a terra in un lago di sangue e la fuga a piedi per evitare l'arresto.

A raccontare ai carabinieri, arrivati subito dopo, la dinamica dell'incidente sono stati diversi testimoni, tra cui lo zio di R.T.

Insieme con la vittima stava rientrando a piedi verso il campo di via Palizzi, quando ha sentito le urla del gruppo di connazionali che stava litigando.

Forse per cercare di dividerli e aiutare il nipote, i due uomini sono tornati indietro lungo la pista ciclabile. Una scelta sfortunata. Si trovavano infatti proprio sotto il palo della luce quando l'auto lo ha abbattuto, colpendo in pieno la vittima e sfiorando lo zio di R.T.

La reazione del 30enne era stata quella di scappare il più lontano possibile.

Per circa una settimana è stato lontano da Milano. Forse, come hanno raccontato altri rom dell'insediamento abusivo di via Palizzi, è stato ospite di alcuni parenti in provincia di Reggio Emilia.

Quando ormai sentiva che il cerchio si stava stringendo attorno a lui, il 30enne ha deciso di costituirsi e si è presentato in

caserma con il suo avvocato per raccontare la sua versione dei fatti.

Per lui il pubblico ministero Roberta Colangelo, titolare del fascicolo, per il momento non ha ritenuto che ci siano le esigenze cautelari in carcere.

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