Caos scuola, domani si parte. In provincia prime chiusure

Il fronte dei presidi spinge per non riaprire i portoni Ad Albairate, Cisliano e Cassinetta lo stop dei sindaci

Caos scuola, domani si parte. In provincia prime chiusure

Ci sono scuole che hanno già ripreso, altre che riprenderanno domani, altre che si affideranno o si sono già affidate alla Dad, altre ancora che hanno deciso di non riaprire proprio, prolungando le vacanze natalizie. Situazione «fluida», per non dire peggio: i contagi salgono, si teme che la situazione possa aggravarsi e così, come nel resto del Paese, si procede in ordine sparso, anche se dal governo e dal ministro Bianchi l'intimazione a tornare in classe è arrivata in modo abbastanza perentorio.

Ma i dubbi sono tanti, molti legati anche alla presenza dei professori in classe: nei giorni scorsi l'Associazione Presidi della Lombardia ha annunciato che mediamente ogni scuola riprenderà con una decina di docenti in meno, tra positivi al Covid, soggetti in quarantena, insegnanti in malattia o personale sospeso per non aver adempiuto all'obbligo vaccinale.
Poi c'è l'emergenza sanitaria, sempre più pressante, che riguarda gli istituti scolastici, ma anche i territori. «In Lombardia, le attività scolastiche sono riprese regolarmente secondo i calendari fissati - spiega l'Assessore Istruzione e Università di Regione Lombardia Fabrizio Sala - Abbiamo analizzato il testo del decreto legge e la circolare congiunta del Ministero dell'Istruzione e della Salute e li abbiamo condivisi. È volontà della giunta regionale sostenere le istituzioni scolastiche». Ma non è così ovunque e c'è qualche sindaco che si muove nella scia del governatore campano De Luca. I comuni di Cisliano, Albairate e Cassinetta di Lugagnano, ad esempio, hanno deciso ieri di chiudere le loro scuole fino al 14 gennaio con un'ordinanza firmata dai tre primi cittadini. «Ho deciso la chiusura assumendomi la responsabilità in qualità di autorità sanitaria locale, dopo aver valutato la reale incidenza dei contagi in paese, nonché confrontandomi con la dirigenza scolastica - spiega sui social il sindaco di Cassinetta Domenico Finiguerra -, valutando le criticità legate alla riapertura nonché all'andamento epidemiologico all'interno della scuola. Ricordo che sono oltre duemila i presidi che chiedono di non riaprire in presenza le scuole, soprattutto in Lombardia».


Il fonte dei presidi che vorrebbe non riaprire i portoni in effetti è ampio, ma qualche voce fuori dal coro c'è. «Vedere alcuni dirigenti scolastici chiedere di fermare le scuole mi rattrista e, francamente, mi fa vergognare - spiega Domenico Squillace, preside del Volta -. Essere noi a chiedere di tornare in Dad significa aver introiettato l'idea della facile sostituibilità del ruolo delle scuole nel nostro Paese. Non firmo l'appello dei presidi perché un anno fa di questi tempi protestavo, insieme a tanti, contro i governatori che a ogni accenno di impennata dell'indice Rt venivano colti da riflesso pavloviano e tanto per far vedere che facevano qualcosa chiudevano le scuole. È vero, in tutte le nostre scuole crescono i contagi in maniera vertiginosa, ma crescono come in qualsiasi altro ambito della società. Non mi risulta che alle Ferrovie stiano pensando di fermare i treni, né che le forze di polizia stiano pensando di fare solo vigilanza virtuale, né tanto meno che si stia pensando di chiudere gli ospedali per qualche settimana, giusto il tempo di raffreddare la curva dei contagi. Personalmente ritengo la scuola un servizio fondamentale, al pari di quelli citati. La scuola potrebbe ovviamente tornare a distanza solo all'interno di un lockdown che coinvolga altre categorie e ampie fasce della popolazione, da soli non ha alcun senso».


Domani quindi si riparte e si vedrà.

Anche se a Milano ci sono istituti che hanno ripreso le lezioni già da alcuni giorni. Il Tito Livio ha optato per una ripartenza in Dad, il liceo classico Manzoni ha confermato invece le lezioni in presenza anche se a ranghi ridotti perché sono molti i ragazzi in quarantena.

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