Il centrodestra è pronto. La sinistra perde i pezzi

Fontana in campo con l'investitura di tutti. Cottarelli, invece, ritira la candidatura

Il centrodestra è pronto. La sinistra perde i pezzi

Attilio Fontana, punto e basta. Il centrodestra pone fine a alle fantasie, alle speculazioni, alle ipotesi più disparate. Mette un punto e apre la stagione della campagna elettorale. La coalizione è pronta: ha il suo perimetro e soprattutto ha un candidato, quello «naturale», quello che ha avuto la forza di aspettare, di mediare, di rispettare la politica e i suoi tempi.

«I leader del centrodestra - si legge in una nota - come a più riprese anche singolarmente dichiarato, riconfermano il presidente Fontana come candidato della coalizione per le prossime elezioni regionali in Lombardia. Il valore del centrodestra unito, la nostra compattezza e la nostra coerenza sono la garanzia per proseguire il cammino comune di buongoverno, basato sulla centralità dei bisogni dei cittadini e delle comunità».

Il centrodestra è pronto, e la stessa cosa non si può dire dei suoi avversari. Il Terzo polo di Carlo Calenda ha capito che il sostegno a Letizia Moratti manda in crisi il Pd, e quindi non molla la presa. Il Pd, per parte sua, è dilaniato come sempre, come non mai. I sondaggi sono miseri, e delle velleità di due anni fa - fondate su una narrazione mistificatoria del dramma Covid - è rimasto solo un ricordo. Se i contrari all'opzione Moratti continuano a manifestarsi, è segno che i favorevoli seguitano a lavorare, alacremente, anche dentro il partito. E molto lavora la stessa Moratti, che non può certo accontentarsi dell'appoggio di Calenda e Matteo Renzi. Per loro è un vantaggio, ma a lei non basta arrivare terza, o ben che vada seconda. Apre al Pd, e la cosa non piace a tutti i suoi: uno dei fondatori, il referente lodigiano Lorenzo Maggi, dice addio al gruppo.

Ma è sopratutto nel Pd che il dialogo incontra resistenze. Piefrancesco Majorino è uno dei convinti nell'osteggiarlo. Un accordo del genere, a dire il vero, a Milano appare ancora a molti come una ipotesi fantascientifica, ma a Roma evidentemente conta più sostenitori. Majorino è milanese appunto, oggi è eurodeputato Pd, ma è stato oppositore della Moratti sindaco e poi assessore con Giuliano Pisapia, che nel 2011 conquistò la fascia tricolore proprio battendo la sindaca dell'allora Pdl. «Pare che stia chiamando e incontrando tutto il gruppo dirigente mondiale possibile e immaginabile del Pd. Ammetto che con me non lo ha fatto - ironizza Majorino - Tra pochi giorni finalmente la situazione nel campo del centrosinistra sarà molto ma molto più chiara - il suo auspicio - e avremo il candidato o la data di lì a brevissimo delle primarie». «A quelli che dicono perché non la sostenete rivolgo io una domanda - scrive - Ma non c'è mai un limite?». «Fino a due settimane fa discuteva con Meloni e Salvini di come potesse essere lei la loro candidata presidente. Non l'hanno voluta preferendole Fontana e viene proposta e si è proposta come candidata alternativa. Io insisto e resisto».

Non resiste, e si chiama fuori, Carlo Cottarelli, economista e senatore a lungo indicato come papabile per uno schieramento

Pd-Terzo polo, prima che Moratti facesse saltare il tavolo. «La decisione di ritirare la mia candidatura è definitiva - dice - dato lo stato delle cose. Ma se le cose dovessero cambiare, sarei comunque disposto a discuterne».

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