In città record di clochard E molti sono «nuovi poveri»

A Milano sono più del doppio rispetto agli altri capoluoghi di Regione. Il 40% è italiano, spesso laureato o diplomato, in strada da pochi anni

In città record di clochard E molti sono «nuovi poveri»

Raggomitolati in una coperta vecchia sotto i portici di corso Vittorio Emanuele, sul gradino davanti a una vetrina di Buenos Aires, in un angolo della stazione Centrale o di Lambrate: sbagliato pensare che siano solo «sbandati». O che siano tutti stranieri: il 40 per cento di loro, secondo una ricerca Caritas- Istat, ha una carta d'identità con su scritto «cittadinanza italiana». Tra loro può esserci la vostra ex vicina di casa, il titolare di quel negozietto di quartiere che ha chiuso da un po', il giovane padre separato.

Il quadro sintetizzato dal 15esimo Rapporto Giorgio Rota (l'osservatorio sullo sviluppo e il futuro delle città del Centro Einaudi) ci mette davanti agli occhi tinte diverse da quelle che i luoghi comuni dipingono: i nuovi senza casa sono persone con un'istruzione, che sognavano un futuro e avevano un presente «normale». Il 35 per cento di loro possiede una laurea o un diploma, ben l'84,7 per cento vive per strada da meno di quattro anni, quasi quattro su dieci hanno meno di 35 anni.

Eccoli i nuovi poveri, spesso giovani, talvolta (nel 28,3 per cento dei casi) inquadrabili nella sempre più ampia categoria dei working poor : quelli che fanno qualche lavoretto, saltuario o a tempo determinato, ma le entrate che ricavano non bastano a coprire tutte le spese. La perdita di un impiego stabile nel 61,9 per cento dei casi, la separazione dal coniuge (per il 59,5 per cento di loro), una grave malattia (il 16,2 per cento delle volte): sono questi gli «eventi-frattura», come li definisce lo studio, i punti di non ritorno da cui comincia la discesa, quella che ti allontana dalle reti relazionali e dal contesto della tua vita abituale, prima che dalle mura domestiche. È da lì che si comincia col tagliare le spese alimentari, poi quelle mediche e farmaceutiche. E, alla fine, si smette di pagare pure l'affitto. Può succedere a chiunque, dentro il ristretto steccato del ceto medio.

Milano, rivela l'indagine, è la città italiana dove la situazione si è aggravata di più negli ultimi anni: i provvedimenti di sfratto ogni mille nuclei familiari in affitto sono passati da 10 a oltre 35 nel triennio 2007-2010. In mezzo, l'inizio della Grande Recessione. E storie di persone che rispondono all'identikit di cui sopra.

Il capoluogo lombardo non è ancora la città con il più alto numero di famiglie costrette a lasciare casa perché non riescono a pagare l'affitto mensile (Bari e Catania hanno numeri superiori) ma è quella dove si è registrato l'aumento più alto negli ultimi anni.

E tra i capoluoghi di Regione è in testa alla classifica per presenza di homeless: ogni 10mila abitanti ci sono 107 senzatetto, contro i 58 di Palermo, i 54 di Firenze, i 30 di Roma. A Bologna si fermano a 27, a Torino scendono a 16, 9 a Napoli. Certo, incidono anche le differenze imposte dal mercato: i costi medi di affitto più bassi altrove che all'ombra della Madonnina.

Un'emergenza tutto l'anno, che il gelo di questi giorni cristallizza, facendo scattare gli interventi delle amministrazioni comunali: l'altro ieri da Palazzo Marino è arrivato l'appello a segnalare la presenza di clochard, e

l'accordo con i sindacati ha previsto sgravi nei canoni di affitto e nelle bollette per chi abita nelle case popolari e risponde a determinati requisiti. Ma a giudicare da questi numeri, forse non basta.

Twitter @giulianadevivo

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