Si augurano che il sindaco Giuliano Pisapia «non sia troppo coinvolto con Expo o la quotazione in borsa di Sea» per trovare un momento per incontrarli e ascoltarli. Così, lo invitano con una lettera al Ticinese. Offrendogli simbolicamente un soggiorno in un residence del posto e un kit di pronto intervento con ansiolitici e farmaci per l'ipertensione. Un modo come un altro per cercare insieme una via del dialogo finalmente concreta sul tema scottante della movida. Quel fenomeno che se da una parte fa felici e arricchisce ristoratori e titolari di locali, condiziona fortemente in negativo vita, salute e dignità di molti abitanti di Milano.
Le hanno provate tutte prima di arrivare all'appello di ieri i cittadini che aderiscono al Comitato dei Navigli, al Comitato Tutela dei Navigli, al Comitato Abitanti Naviglio Pavese, la Cittadella, il Garibaldi e all'Associazione Proarcosempione. «Purtroppo i provvedimenti adottati dalle giunte comunali, finora, si sono rivelati attendisti e inefficaci - spiega Franco Spirito di Proarcosempione -. E Palazzo Marino non ci ha mai offerto l'occasione di avere un interlocutore privilegiato, che si occupasse in primis di questa problematica importantissima per la città. Un esempio? L'assessore al Commercio Franco D'Alfonso è preparato e gentile. Ma la sua missione, la tutela dei commercianti, è palesemente in conflitto con quello della quiete pubblica, della salute e del benessere del cittadino che sta a cuore a noi».
Cosa chiedono i comitati allora? Innanzitutto una task force che faccia rispettare con le giuste sanzioni le regole già esistenti contro schiamazzi e cori da stadio nel cuore della notte o contro le deiezioni umane davanti agli ingressi dei condomini. Oppure - come ha fatto notare Ottavio Bertolero del Comitato Il Garibaldi - per evitare che giovani ubriachi si trascinino sul marciapiede di discoteche del centro ubriachi fradici nel cuore della notte. «L'operato dei vigili lascia molto a desiderare - prosegue Spirito -, il sabato non li vediamo mai...L'ho fatto presente anche al comandante Tullio Mastrangelo».
Nel 2001, inoltre, secondo i membri dei comitati, la Regione Lombardia avrebbe dovuto, dietro disposizioni europee, elaborare una direttiva per l'azonamento acustico del Comune. Poiché fino al 2010 il tutto rimase lettera morta la Procura mise in mora il Pirellone e Palazzo Marino. Così la giunta Formigoni presentò un lavoro in tal senso che prevede un limite compreso tra i 45 e i 55 decibel nelle zone della movida dove ora si superano abbondantemente i 75/80. «Quel lavoro, però, non è mai arrivato all'ordine del giorno del Consiglio comunale» chiosa Spirito.
Infine i membri dei comitati chiedono una moratoria nelle concessione di nuove licenze a bar e locali.
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