«Da Como a Broadway dopo Jesus Christ in scena sono drag queen»

Si racconta uno dei protagonisti dello show che debutta al Manzoni

Tacchi esagerati, sciarpe pitonate dai colori impossibili, trucco e mascara come se non ci fosse un domani, parrucche di tutti i colori e fogge, e poi quella musica, quella colonna sonora infarcita di hit dance degli anni '70, '80 e '90, che ti prende per mano e ti trascina letteralmente a bordo del famoso autobus guidato da tre drag queen sognatrici e determinate.

Insomma, torna a Milano al Teatro Manzoni – da questa sera la 4 luglio (ore 21, ingresso 69-49 euro, info 02.763.69.01) - «Priscilla», il musical firmato da Simon Philips, nella versione italiana diretta da Matteo Gastaldo, con protagonisti Cristian Ruiz, Marco D'Alberti e Riccardo Sinisi. Nato come successo cinematografico nel 2006 (la pellicola di Stephan Elliott e Allan Scott vinse un Oscar, naturalmente per i migliori costumi: sul palco del Manzoni ne passeranno ben cinquecento), «Priscilla» si trasformò in musical teatrale in Australia, dove la storia è ambientata, nel 2006 e da lì salpò alla conquista di Broadway e del West End, sbandierando brani celeberrimi come «I Will Survive», «Like a Virgin», «Material Girl», «It's Raining Men».

La storia vede tre drag queen protagoniste di un viaggio on the road da Sydney verso la cittadina di Alice, nel centro dell'Australia, per motivi artistici (sostenere uno show in un casinò) e famigliari (uno di loro deve incontrare il figlio avuto da una precedente relazione).

Uno di queste drag queen è la smorfiosa e provocatoria Felicia, alias Adam, interpretata sul palcoscenico dal giovane Riccardo Sinisi, classe 1992, comasco adottato da Milano: «Quello di Felicia è un ruolo faticoso e gratificante – spiega Sinisi – perché è il più esuberante e performativo. Sono quello che cambia più abiti, ho molti numeri cantati e ballati e, attorialmente, devo dare volto a un ragazzo che maschera dietro l'arroganza della propria bellezza e giovane età una indubbia fragilità. Questo è stato il mio ruolo di debutto nel musical professionale, vi sarò sempre legato». Ai ruoli importanti Riccardo Sinisi sembra in qualche modo predestinato: è stato Riff, il capo dei Jets in «West Side Story» e, più recentemente, ha vestito i panni dell'apostolo Pietro in «Jesus Christ Superstar», nell'allestimento di Massimo Romeo Piparo al Sistina di Roma, accanto al Gesù originale del film Ted Neeley: «Interagire con un artista di quel calibro e in un titolo storico è stata un'esperienza straordinaria – spiega il giovane perfomer – Ogni musical però regala stimoli diversi, non saprei scegliere tra titoli seri e più leggeri. Un giorno vorrei essere il rivoluzionario Marius di Les Miserables, ma amo anche musical di puro entertainment, come Priscilla o Newsies. Da una tragedia, West Side Story vista a 14 anni a Londra mentre ero in gita scolastica, ho capito che avrei vissuto da perfomer di musical. Sono tornato a casa e l'ho detto subito a mia madre».

Vivere da artista di musical è però più facile all'estero che in Italia: «Qui manca ancora qualcosa per essere al livello anglosassone – ammette Sinisi - ma è più per le disponibilità economiche e i finanziamenti statali che ci sono

lassù, oltre che in Francia. Perfomer talentuosi ce ne sono in Italia, eccome. Qui però sono loro a dover andare in cerca di lavoro, mentre a Londra sono le produzioni che cercano, e trattano con molto rispetto, gli artisti».

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