Un corteo di bici per ricordare Altea

Un corteo di bici per ricordare Altea

Quindici minuti in silenzio, sul luogo dove è morta qualche giorno fa la giovane scout, per poi formare una catena umana sull'asfalto. Decine di ciclisti hanno già risposto all'appello lanciato da Ciclodi-Fiab e Abici-Fiab per ricordare domenica, a una settimana esatta di distanza, Altea Strini morta a 17 anni perché qualcuno stava guidando mezzo ubriaco un potente Suv e non l'ha vista.
L'adolescente nel tardo pomeriggio di domenica si trovava insieme ad altri scout, nei pressi dei comuni di Vizzolo Predabissi e Casalmaiocco, in provincia di Lodi. Il gruppo d'uscita dei giovani, composto da una quindicina di persone, ha attraversato la strada provinciale 159 e mentre la ragazza era nel mezzo della carreggiata è stata colpita in pieno dal Suv. Il guidatore ha frenato, ma dopo l'impatto ci sono voluti 300 metri per bloccare la vettura, poi finita in un campo. Le condizioni della ragazza sono apparse subito gravissime e, soccorsa e stabilizzata, è stata portata con l'elicottero a Niguarda dove è morta qualche ora dopo. Nel frattempo il test rivelava come il guidatore del Suv, un milanese di 54 anni, avesse nel sangue percentuali di alcol tre volte il limite massimo consentito.
Un fatto che ha scosso profondamente l'intero lodigiano e già l'altra sera centinaia di persone hanno affollato la chiesa dio Sant'Alberto dove si è svolta una veglia fune in vista dei funerali che si terranno nel Duomo di Lodi oggi alle 10.30. Domenica l'appuntamento sarà invece sulla Sordio-Bettola tra Vizzolo Predabissi e Casalmaiocco dove sono attesi centinaia di ciclisti che hanno già annunciato un blocco stradale per circa 15 minuti. A guidare il gruppo Stefano Caserini, presidente di Ciclodi, con il responsabile nazionale sicurezza FIAB, Edoardo Galatola. «Quanto successo Domenica 11 novembre - spiegano Caserini e Galatola - va oltre il dolore, la rabbia e la possibilità di sopportazione. È lo scontro tra due visioni del mondo: da un lato un gruppo di scout in bicicletta, portatori di un gioioso rispetto per ambiente e territorio, dall'altro il conducente di un mezzo padrone della strada e probabilmente sorpreso per la presenza di ostacoli».
Per i due dirigenti Fiab certi individui non sono «mostri occasionali». «Ci sarebbero infatti responsabilità molto gravi dei pubblici poteri nel tollerare mezzi incompatibili con le strade, nel considerare i limiti di velocità come «opzionali» e nel punire blandamente, o addirittura non punire, comportamenti espressamente criminali.

È infatti veramente difficile non riconoscere in questo incidente la fattispecie di omicidio volontario» hanno anticipato i responsabili di Ciclodi e Fiab che poi annunciano «La Fiab sta valutando la possibilità di costituirsi parti civile nel procedimento giudiziario che sarà aperto per questo omicidio. Ma tutti devono prendersi le loro responsabilità per cercare di cambiare e fare in modo che questi incidenti-omicidi non debbano ripetersi».

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