Così il pittore Guccione raccontò il suo mare

Prima retrospettiva post-mortem dedicata all'artista: in esposizione 56 opere tra oli e pastelli

Marta Calcagno Baldini

Recensito con parole di stima da Giovanni Testori, intellettuale e artista lombardo per eccellenza, lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia gli inviava, in segno di riconoscimento per il dono di alcune opere, sue righe da leggere. Tornando a Nord, scriveva di lui Dino Buzzati, e, riscendendo ad Agrigento, anche Luigi Pirandello gli dedica articoli di critica, passando da Roma per le parole di Alberto Moravia. Risalendo a Milano, oggi Vittorio Sgarbi, nel suo ultimo libro, «Il Novecento. Vol. 2», tratta l'arte da Lucio Fontana a Piero Guccione.

Ed è proprio a quest'ultimo artista, siciliano (Scicili, 1935-Quartarella, 2018), legato al suo territorio d'origine e allo stesso tempo riconosciuto in tutt'Italia, che il Museo d'arte Mendrisio, nella cittadina svizzera, dedica la prima retrospettiva post mortem: fino al 30 giugno si trovano esposti 56 capolavori di Piero Guccione, tra oli e pastelli, che trattano quello che soprattutto dal 1970 alla conclusione del suo percorso artistico è il tema a lui più caro, il mare. Se dal 1950 e per quasi 30 anni, infatti, aveva vissuto nella Roma neorealista di Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Carlo Levi e altri, nel 1979 Guccione decide di abbandonare ogni dibattito artistico attivo nella Capitale e di tornare a vivere in Sicilia, nella sua Scicili: da quel momento in poi si accentua la sua rappresentazione esclusiva del mare. Che diventa «il movente del quadro», «il mare è la fissità mobile, il cielo è la fissità assoluta, inconsciamente mi adopero per farli incontrare».

La pittura dell'artista siciliano coinvolge e conquista per questo suo essere al di sopra di ogni corrente artistica dell'epoca: astrazione, realismo, neorealismo, avanguardia. Guccione sta nell'assoluto, o, come disse Moravia, «si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione, che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto». E la passione per Guccione è il mare, le sue onde, le correnti e la luce: rari altri dettagli, nelle sue tele, come una lontana barca o un filo di spiaggia, interrompono, a volte, quelle che sono emozionanti vedute di cielo e di mare. Il confine è segnato solo, con grande maestria dell'artista, dal ritmo delle onde e dalla fissità del cielo. Eppure, anche in questa continuità di soggetto, il pittore siciliano è riuscito a radunare attorno a sé intellettuali e artisti, incuriositi dalla sua maestria e forse anche proprio dal suo essersi, apparentemente, allontanato dal dibattito dell'epoca.

Perché, in realtà, Piero Guccione, con le sue correnti e le sue onde riesce ad aprire mille argomenti e discorsi, sia sulla sua tecnica misteriosa e unica, solitaria come il suo ritiro a Scicili, sia sulla poesia e il senso che racchiudono: «Il tempo che scorre, il tutto che passa, mi dà pace».

Museo d'arte Mendrisio, piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio. Orari: martedì-venerdì, ore 10-12 e 14-17. Sabato, domenica e festivi, ore 10-18. Lunedì chiuso, festivi aperto. www.mendrisio.ch/museo, tel: 0041-586883350

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