Sul pianeta della cucina italiana, tra reality televisivi e festival a chilometro zero, è tempo di pagelle. E allora, i masterchef ormai abituati a stare più al microfono che ai fornelli si mettono in riga per ascoltare i verdetti delle guide che contano e che decretano galloni ai ristoranti del Belpaese. Il palcoscenico milanese ha visto due eventi clou nel solo spazio di quarantott'ore: il primo è stato la presentazione della nuova guida di Identità Golose, il network fondato dal critico Paolo Marchi che ogni anno, anche attraverso un congresso internazionale, fa il punto sulla ricerca culinaria del Belpaese, segnalando i pionieri che stanno rivoluzionando la nostra tradizione. Ieri però, a Palazzo Giureconsulti, si è tenuta la manifestazione più attesa, ovvero la presentazione della guida Michelin edizione 2014, quella che assegna o ritira le agognate stelle che possono decretare la fortuna di cuochi e ristoranti. Ebbene, anche quest'anno la Lombardia ha confermato il suo primato per numero di ristoranti stellati. In tutto sono 57 i locali impalmati dalla «rossa», di cui due con tre stelle (confermate), vale a dire Da Vittorio a Brusaporto (Bg) e Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio (Mn). Tra i sei ristoranti lombardi che vantano due stelle l'edizione 2014 registra due novità: la prima è il ristorante Villa Feltrinelli a Gargnano in provincia di Brescia, che vede premiata l'opera del giovane chef anconetano Stefano Baiocco. Da dieci anni nella cucina «del miglior piccolo hotel di lusso del mondo», Baiocco ha incantato con la sua cucina vegetale (ma non solo) personaggi come Richard Gere e Beyoncè. La seconda novità arriva dalla Brianza ovvero dal ristorante Devero di Cavenago capitanato dallo chef Enrico Bartolini, noto al pubblico dei gastronauti per la sua cucina classica ma fortemente creativa nelle tecniche di cottura. Gli altri due ristoranti premiati quest'anno con la prima stella sono il Dac a trà di Castello di Brianza diretto in cucina da Stefano Binda e La Prèsef di Mantello in provincia di Sondrio, che ringrazia l'opera del cuoco Gianni Tarabini.
A restare a becco asciutto, è il caso di dirlo, questa volta è la spavalda Milano che pure vede confermati i suoi undici ristoranti stellati ma che non ha fatto passi avanti, ma neppure indietro.
Era andata meglio lo scorso anno grazie alla stella conquistata da Andrea Aprea, chef partenopeo del ristorante Vun; ma andò peggio al ristorante Trussardi alla Scala che ne perse una con la fuoriuscita di Andrea Berton che a breve inaugurerà il proprio tempio nel modernissimo quartiere di Porta Nuova. Ancora una volta, la commissione presieduta da Sergio Lovrinovich ha voluto premiare l'operosa provincia lombarda, quella che - nella miglior tradizione della «rossa» - deve costringere il pubblico itinerante a virtuose deviazioni pur di trovarsi a tu per tu con i grandi piaceri del gusto.
Ben due stavolta i ristoranti brianzoli che hanno convinto gli ispettori anonimi della guida più blasonata, così come anche questa volta la Valtellina ha saputo tirar fuori un asso nella manica, altro che pizzoccheri e polenta. L'anno scorso i galloni andarono ad Antonio Borruso, valente cuoco napoletano emigrato ad Aprica.
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