E un mese fa le telefonate tra Maroni e Rognoni

E un mese fa le telefonate tra Maroni e Rognoni

«Presidente, siccome questo qui non cambia io non sono in grado di lavorare per Expo». Antonio Rognoni è una furia. L'ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, in carcere da giovedì scorso, ha un pensiero fisso: Paolo Besozzi, presidente del consiglio di gesitone di Ilspa, uomo del governatore Roberto Maroni. Besozzi vuole il suo scalpo. E, racconta Rognoni, lo minaccia dei fantomatici «documenti riservati» che avrebbe nel cassetto, pronti a essere tirati fuori per toglierlo di mezzo. Per questo l'ex dg fa il giro delle sette chieste. Ne parla con l'assessore alle Infrastrutture regionali Maurizio del Tenno, il quale gli assicura che ne parlerà direttamente con il presidente del consiglo regionale Raffaele cattaneo. Ma a Rognoni non basta. E si rivolge direttamente a Maroni. L'incontro sarebbe avvenuto nell'ufficio del governatore poco più di un mese fa. E a confermarlo ci sono diverse intercettazioni telefoniche. Si tratta di nuovi documenti depositati nell'inchiesta sugli appalti regionali, e che a differenza dei precedenti non trattano di fatti lontani anni, ma solo poche settimane.
Il giro di telefonate annotate dagli investigatori della Gdf, infatti, risale al 20 febbraio scorso. Nulla nulla di penalmente rilevante, e lo stesso Maroni rileva come «ci mancherebbe altro che il dg di Infrastrutture Lombarde non parlasse di Expo il presidente della Regione». Si tratta di intercettazioni che servono all'accusa per dimostrare che Rognoni - nonostante si fosse dimesso da Ilspa a gennaio di quest'anno - fosse ancora operativo nella società regionale, tanto da giustificare l'esigenza di una misura cautelare. La conseguenza di queste intercettazioni, però, è che emerge una brutta storia di dossier compromettenti, di cordate contrapposte Lega-Cl, di guerre per bande all'interno della controllata regionale, con Rognoni che si tiene «in stretto e costante contatto con i vertici dirigenziali della stessa, nonché con Regione Lombardia» e con il presidente Maroni, per tutelare la propria posizione.
Alle 20 e 19 minuti del 20 febbraio, Rognoni si lamenta al telefono con Del Tenno perché Besozzi avrebbe scritto nei suoi confronti «cose aberranti allo scopo di intimorirlo» e di constringerlo «alle dimissioni». L'ex dg confida che «Maroni non vuole si porti questo argomento in Consiglio domani», aggiungeno che «Domenico Aiello (l'avvocato della Lega, ndr) ha detto che ciò che (Besozzi) ha fatto è gravissimo, e che Maroni ci ha parlato». «Besozzi non si deve occupare di queste cose», gli avrebbe risposto il governatore. Ma quei documenti compromettenti, Besozzi li avrebbe mandati anche ad Anna Tavano, moglie di Aiello, dg delle Infrastrutture in Regione, e donna di fiducia del governatore. Rognoni le chiede di inviarglieli, ma la Tavano spiega che «non è possibile», innvitandolo a «fare il bravo». Rognoni, allora, torna alla carica con Del Tenno, il quale commenta che «adesso la prova decisiva è l'Expo», e confida di volersi rivolgere a Maroni perché «non ci sono le condizioni, o mandi via Besozzi o non faccio un cavolo».

Rognoni, a quel punto, racconta di aver incontrato Maroni quello stesso pomeriggio, e «gli ho detto ”siccome questo qui non cambia io non riesco a lavorare per Expo”, e allora lui ha risposto: “Non avete ancora fatto l'incarico allora io voglio portare in giunta l'incarico anche se non è ancora stabilito il quantum». Del Tenno, allora, si impegna a perorare la causa di Rognoni, dando «il colpo di grazia», investendo della questione anche «Raffaele», ossia Raffaele Cattaneo.

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