Rincari folli dell'energia, con famiglie penalizzate da bollette sempre più alte e aziende sull'orlo della chiusura. Il quadro non è facile, eppure potrebbe esserci anche dell'altro, se non saranno adottate misure più incisive.
Il pacchetto annunciato dal governo, come si è visto, viene considerato insufficiente da più parti. Le organizzazioni economiche hanno subito parlato di misure inadeguate nel medio periodo - lo ha fatto Assolombarda - o peggio. Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie, ha fatto sapere che le aziende saranno costrette «ad applicare prezzi a valle che, oltre a metterci fuori mercato rispetto alla concorrenza europea, contribuiranno a una rapida escalation di una già galoppante inflazione». «Assisteremo ad aziende che porteranno i libri in tribunale vantando crediti ingenti da parte dello Stato» ha avvertito.
Timore attuale è che l'effetto dei rincari possa presto propagarsi all'intera società. Già i prezzi stanno salendo e gli Osservatorio della grande distribuzione notano un ulteriore orientamento dei consumatori verso i prodotti in promozione (ieri lo ha fatto quello dei supermercati «Il Gigante»).
In questo quadro, un aumento delle bollette minaccia tutti. Le scuole, le stesse istituzioni. Ogni tipo di attività, sociale e culturale. Matteo Forte, direttore dei teatri Lirico Giorgio Gaber e Nazionale di Milano, ha già lanciato un allarme in tal senso, e ora lo rinnova. «Il Governo ha almeno provato ad ascoltare il grido di allarme di teatri e cinema di cui in più occasioni mi sono fatto portavoce - dice - Questo decreto Sostegni però non è minimamente sufficiente a scongiurare la mannaia che si abbatterà sul settore dello spettacolo. Il caro bollette provocherà un aumento medio delle spese per l'energia di circa il 55%. Se lo stanziamento del Governo coprirà il 20%, come faremo a pagare il rimanente 35%? Non certo utilizzando il credito d'imposta che, per chi non fa utili, è evidentemente incedibile. Siamo molto molto preoccupati».
Ma in ansia è tutto il sistema lombardo, che per primo ha sollevato il tema. E questo scenario apocalittico comprende anche l'eventualità di blackout. Il 9 gennaio, quando è accaduto a Berlino, migliaia di abitazioni sono rimaste «al buio». In quel caso si è parlato di un guasto a una centrale che alimenta la rete di riscaldamento comunale, eppure non è passata inosservata la circostanza di questo guasto in un momento in cui la crisi energetica e la transizione espongono tutta l'Europa a rischi gravi.
«Un blackout non è da escludere» aveva detto a fine novembre, parlando di Europa, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti all'assemblea di Confartigianato. Per gli analisti, se questa eventualità non si è verificata è grazie a un inverno mite. Le scorte sono ben al di sotto della media degli ultimi anni. Il giorno di Natale, l'Europa aveva l'equivalente di 629 terawattora di gas in deposito. Se l'inverno proseguisse «normale», le scorte europee scenderebbero sotto i 200 TWh entro fine marzo, livello molto basso Con un inverno più rigido della norma le scorte si assottiglierebbero al minimo record: sempre sopra la soglia associata ai blackout ma critica.
Una settimana fa, la Relazione sulla sicurezza energetica nell'attuale fase di transizione ecologica del Copasir (il Comitato di controllo sui servizi) ha rilanciato l'sos: «L'impennata dei prezzi dell'energia elettrica e del gas naturale espone l'Europa al rischio di blackout energetici». Pochi giorni fa il ministro Roberto Cingolani ha rassicurato.
«Francamente - ha detto - in Italia, a meno di un mese di febbraio tremendamente glaciale, non corriamo questo rischio». Ma la Lombardia adesso ha anche questo timore, mentre conta i danni che la crisi energetica sta già facendo.
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