ESPOSTI Un rapporto difficile: la donna aveva già presentato due denunce

Vittorio Tonini si è portato nell'aldilà il mistero della sua follia. Pensionato, settantrè anni, mai sposato, niente figli, l'uomo morto venerdì sera all'Humanitas colpito sei volte dai poliziotti delle volanti - dopo che lui stesso, poco prima, in via Salasco, non solo aveva tentato di uccidere Carmelo Costantino, il 65enne titolare del garage «Centauro» (ora ancora ricoverato al San Paolo in gravi condizioni) ma anche di far fuori un ispettore della questura che tentava di calmarlo - è una sorta di signor nessuno. Nato a Milano con un altro cognome, cambiato in Tonini tanti anni fa perché, a detta degli inquirenti «non gli piaceva», dai documenti, formalmente, il pensionato risiedeva in una frazione di Lecce, San Cataldo, ma in realtà viveva da sempre qui. Ora la questura di Milano sta controllando con i colleghi salentini chi possa essere veramente quest'uomo che, in apparenza e a giudicare dagli elementi in loro possesso finora, non avrebbe parenti o forti rapporti di amicizia e, da parecchio tempo, nemmeno un domicilio. Il furgone usato venerdì per fare irruzione al «Centauro», oltre alle due bombole di gas, trasportava anche coperte e generi di conforto, segno che Tonini, probabilmente, da un po' aveva fatto di quel mezzo di trasporto la sua casa. Ma da quanto tempo? E perché? Altro particolare emerso dagli accertamenti degli uomini dell'Ufficio prevenzione generale, diretti dal vice questore aggiunto Ivo Morelli, è che Vittorio Tonini, seppure non risulti mai essere stato ricoverato per problemi mentali, a Milano aveva più e più volte litigato con diverse persone, giovani e più anziani, per ragioni di parcheggio, cioè per come posteggiava il suo furgone. L'ultima lite di un certo rilievo risale a 2 mesi fa, proprio davanti al garage di via Salasco, con un giovane uomo. Quindi, anche se il morto non era un cliente di Costantino (nessuno lo ha mai visto nel garage) non si esclude che i due abbiano avuto dei contrasti per qualche motivo legato alla posizione del furgone.
Quel che è chiaro ormai è che venerdì pomeriggio il pensionato aveva premeditato l'omicidio del titolare del garage: Tonini lo voleva morto, a tutti i costi. E così, intorno alle 18, al «Centauro», ha messo in scena l'inferno. Dopo aver imboccato contromano la rampa dell'autorimessa, alla guida del suo furgone ha investito il titolare del garage. Quindi ha proseguito la sua corsa, è andato a sbattere con il furgone al termine della rampa al piano superiore, è sceso dal mezzo e, impugnando la sua semiautomatica (in tasca ne aveva un'altra e due caricatori pieni, ndr) ha sparato due colpi al povero Costantino che, nel frattempo, si era trascinato verso il suo gabbiotto. In realtà il titolare del «Centauro» è rimasto colpito da un solo proiettile che gli ha trapassato l'addome.
Si arrabbia Tonini quando, nascostosi al piano sotterraneo, Angelo B., un 50enne ispettore di polizia che cerca di calmarlo, gli dice che Costantino è vivo. «Quello è un uomo di m.... e merita di morire. Tanto io da qui non esco vivo» risponde il pensionato. Poi invita l'ispettore a raggiungerlo per parlargli, fingendosi più calmo.

Ma gli spara a tradimento due volte e lo manca solo per un pelo. A quel punto i colleghi di Angelo B. rispondono al fuoco e lo feriscono all'addome, alla spalla, al gluteo, al fianco e al braccio. Morirà due ore più tardi.

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