Macché strategia di fuga. Macché piano per passare il confine, scappare per sempre, magari all'altro capo del mondo e con una faccia nuova di zecca. Le speranze di farla franca per il commando di malviventi che lunedì pomeriggio a Gallarate, davanti alla sezione distaccata del tribunale di Busto Arsizio, ha fatto evadere l'ergastolano 32enne di origini calabresi Domenico «Mimmo» Cutrì, sono praticamente ridotte all'osso. Per non dire azzerate. «Non possono far altro che stare fermi dove sono e nascondersi il più possibile. E sono vicini, vicinissimi al luogo dell'agguato» assicurano poliziotti e carabinieri. Che ufficialmente li cercano in tutta Italia e monitorano i confini, si capisce. Ma in realtà sanno bene che a quei 4/5 balordi - orfani sul campo del fratello del malvivente, il 30enne Antonino, «mente» organizzatrice dell'evasione e ucciso da un proiettile durante la liberazione di Mimmo - la situazione è completamente sfuggita di mano. E non solo per questa morte non programmata che, in ogni caso, li ha colti impreparati, obbligandoli a rallentare l'azione e a modificare i loro programmi di fuga: gli errori che hanno commesso sono innumerevoli. E prima o poi, finiranno per tradirli.
Gli investigatori, infatti, oltre a cercare il commando che ha organizzato l'evasione, ora stanno visionando a tappeto i filmati di tutte le telecamere delle vie dove sono state rubate lunedì mattina l'ormai arcinota Citroen C3 (a Bernate) e la Nissan Qashqai (ad Arluno) utilizzate dal commando a Gallarate. Buona regola vuole che prima di usare una vettura rubata in una qualsiasi azione criminale debbano trascorrere almeno dieci giorni: le registrazioni de telecamere del Comune, quelle che vengono conservate meno a lungo, sono cancellate, appunto, dopo dieci giorni. Banche e farmacie, ad esempio, hanno invece sistemi più sofisticati, che prevedono addirittura mesi di conservazione delle immagini filmate. Poliziotti e carabinieri ricaveranno decine d'informazioni da quei fotogrammi. Soprattutto se i balordi, com'è immaginabile, hanno rubato le vetture a volto scoperto. E si sono recati a compiere il furto con la classica «auto pulita», immortalata pure quella dalle telecamere.
Altre informazioni fondamentali per le indagini verranno ricavate sia dalla provenienza delle armi ritrovate sulle vetture e sia dal Dna lasciato sulle macchine stesse. Auto che avrebbero dovuto essere bruciate subito dopo l'evasione per rallentare l'inchiesta. Senza contare che se qualcuno tra i componenti del commando è ferito e necessita medicazioni, un farmacista svegli potrebbe accorgersi di qualche acquisto insolito.
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