È un flop il presidio delle femministe contro Indro sotto Palazzo Marino

"Colonialismo stupro", alla fine una scritta deturpa la piazza

È un flop il presidio delle femministe contro Indro sotto Palazzo Marino

I cartelli? Impossibile citarne il contenuto visto l'eccesso di cattivo gusto utilizzato ieri pomeriggio negli slogan dal collettivo di femministe Non una di meno che ha organizzato in piazza Scala un presidio al grido di «Stupro e pedofilia non sono un errore». Spieghiamo: le signore e signorine milanesi che hanno partecipato alla manifestazione, non hanno gradito che il sindaco Beppe Sala nei giorni scorsi si sia espresso in maniera troppo moderata in merito all'affaire Montanelli, limitandosi cioè a definire una «macchia nel passato» la sua unione con Destà, dodicenne eritrea «comprata» dal grande giornalista durante la sua esperienza coloniale. La statua del grande giornalista, all'interno dei giardini di Porta Venezia che portano il suo nome, è stata imbrattata sabato con vernice rossa e con la scritta «razzista stupratore» dai collettivi Lume e Rete studenti Milano. Un gesto non inedito: l'anno scorso erano state proprio le signore di Non una di meno a versare sullo stesso monumento la vernice rosa, simbolo del movimento. Così, decise a non mandarle a dire al primo cittadino di Milano, alle 18.30 di si sono riunite davanti alla sede del Comune.

Il risultato, dal punto di vista della partecipazione e dell'attenzione mediatica, è stato a dir poco modesto. Meno di 200 persone (giornalisti e forze dell'ordine compresi), vere e proprie lungaggini da comizio improvvisato recitate al microfono come litanie e infine, per chiudere la serata, un flash mob realizzato attraverso una scritta sull'asfalto di via Case Rotte disegnata con rullo e (altra) vernice rosa e che recita: «colonialismo è stupro».

A chi le accusa di anacronismo fuori luogo, ieri le femministe ci hanno tenuto a sottolineare nei loro discorsi che sono state le

manifestazioni antirazziste esplose in tutto il mondo a seguito dell'uccisione di George Floyd negli Usa a riaprire il dibattito sulla rimozione della statua di Indro Montanelli, a causa del passato coloniale del giornalista.

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