Non c'è posto per il testimone delle foibe, fra i premiati con l'Ambrogino. Non c'è posto a Milano per la memoria degli esuli e delle vittime e di un orrore politico del Novecento.
Il Comune ha deliberato due giorni fa gli assegnatari delle benemerenze civiche. E fra questi - pare incredibile - non è stato inserito Piero Tarticchio, un uomo che ha speso tutta la sua vita per ricostruire, con l'arte, col racconto e con la parola, una pagina nera della storia italiana ed europea, a lungo rimossa per le troppe complicità imbarazzanti. Una pagina che per qualcuno è ancora da rimuovere.
Il riconoscimento per lui era stato proposto dalla Lega, e in particolare da Samuele Piscina, ex presidente del Municipio 2, attuale consigliere comunale del Carroccio. Una proposta ineccepibile, come il profilo di un uomo che il Giornale, alcuni mesi fa, ha proposto come senatore a vita.
Quella di Tarticchio è una figura cara e importante per gli istriani, i dalmati e i giuliani, e per le famiglie delle vittime delle foibe. Scrittore, pittore e giornalista, in passato è stato presidente del Centro di cultura giuliano dalmata, ha diretto «L'Arena di Pola» e di recente a Milano ha progettato il monumento che - dopo tante attese - è stato collocato in piazza della Repubblica per commemorare i martiri delle foibe a Milano.
Nato nel 1936 a Gallesano, Piero è nipote di don Angelo Tarticchio, religioso vittima di un crimine fra i più terribili in una pagina di storia che di orrori ne ha visti tanti. Quel giovane sacerdote fu rapito, torturato ucciso dai titini dopo una notte di sevizie. Ma sono sette, in tutto, i familiari di Tarticchio che sono finiti infoibati, e lui da esule ha sempre testimoniato questa drammatica vicenda con lucidità, senza rancori, con amore per la verità e con spirito di riconciliazione nella verità storica.
Tutto ciò non è bastato. L'ufficio di presidenza e la conferenza dei capigruppo, organismi del Consiglio comunale in cui la sinistra mantiene il «pallino», nonostante le richieste del centrodestra non hanno ritenuto di inserire il nome di Piero fra quelli meritevoli dell'Ambrogino. Tarticchio non ha fatto abbastanza? Forse ha fatto troppo, per la sinistra.
Così la Lega, mentre da un lato giustamente esprime soddisfazione per alcuni premi (come quello a Enrico Pazzali, presidente di quella Fondazione Fiera che con la Regione è stata artefice dell'ospedale Covid al Portello) dall'altro protesta per le altre decisioni: «Ciò che più fa infuriare - commenta Piscina - è l'esclusione di Tarticchio, esule istriano che ha subito il dramma delle foibe e ha speso la sua intera vita a far conoscere questa buia pagina della storia italiana. A lui si devono molte opere realizzate per far apprendere alle nuove generazioni e ricordare a chi ha vissuto quei momenti, tra le quali il monumento in ricordo dei martiri delle foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati posizionato in piazza della Repubblica a Milano».
«Dopo aver visto sette parenti infoibati, dopo essere stato cacciato dalla propria terra senza alcun indennizzo, dopo essere stato ignorato dallo Stato italiano insieme a tutti gli esuli, per decenni», Tarticchio - ricorda Piscina - non ha ancora «ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte del Comune della targa, posizionata in piazzale Farina dal Municipio 2, dedicata allo zio Don Angelo». E ora quella storia, personale e non solo, è stata ancora una volta sfregiata.
«Si tratta dell'ennesima occasione persa - conclude Piscina - da parte del Comune e della sinistra milanese per riconoscere quell'orribile parte della storia italiana che coinvolse anche la nostra città con l'arrivo di centinaia di persone da quelle terre martoriate».
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