Fontana: "Misure uguali per tutto il Paese, non solo in Lombardia"

La Regione contro la richiesta del governo di isolare soltanto alcune zone: "È inefficace"

Fontana: "Misure uguali per tutto il Paese, non solo in Lombardia"

Sale al 21,7 per cento in Lombardia la percentuale di positivi rispetto ai tamponi e questo nonostante il numero di nuovi contagi sia inferiore a sabato. I tamponi processati domenica ammontavano a 39.658 e il numero di positivi a 8.607, mentre sabato erano 8.919 i nuovi casi con 46.781 tamponi, per una percentuale pari al 19 per cento.

Continua a salire la curva dei contagi, in maniera sempre preoccupante, tanto che il ministro alla Salute Roberto Speranza sabato, parlando di «48 ore di tempo» per imporre una frenata all'espandersi dell'epidemia, ha convocato d'urgenza il Cts per accelerare la stretta a livello istituzionale.

Ma c'è un dato cui si stanno aggrappando i vertici locali, il governatore Fontana in primis che sta facendo pressing sul governo per scongiurare chiusure misure localizzate - «interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini che sono già disorientati» è l'indice di trasmissione Rt che settimana scorsa aveva raggiunto 2,35 e che ha cominciato a frenare. E da qualche giorno a scendere: passando da 1,9 a 1,77 di sabato.

Un dato confermato dal coordinatore delle Terapie intensive Covid per la Lombardia Antonio Pesenti, responsabile della rianimazione del Policlinico di Milano: «I numeri di qualche giorno fa e soprattutto la loro proiezione facevano paura. Raddoppiava il numero dei ricoveri ogni settimana, a volte già ogni 5 giorni. Ora raddoppia più lentamente». Su un eventuale lockdown a Milano, «di certo la misura più brutale e più semplice perché è la più diretta e trasversale» per usare le parole di Pesenti che sottolinea come «l'inversione del trend dell'Rt milanese degli ultimi giorni dimostra che chiudere aiuta e può dare frutti».

Lockdown, che se continua a essere sulla bocca di virologi e medici, la politica fa fatica a digerire, vista anche la rabbia delle proteste dei giorni scorsi. Di «zona rossa» che per competenza tocca al governo istituire, come prevedono il primo Decreto legge governativo sulla pandemia del 23 febbraio e l'articolo 117 della Costituzione, la politica locale non vuole sentire parlare, Adducendo anche un tema di impossibilitò di controlli per un'area estesa come il Milanese. Così se il sindaco Sala aveva chiesto di venire coinvolto in ogni decisione, «sono io il padre della comunità», ora tocca a Fontana andare avanti nel fronte comune anti lock down.

Tra le proposte avanzate al tavolo governo-Regioni quindi Fontana ha cominciato a pensare all'idea di meccanismi per la precettazione di medici di base, «restii» ad aderire al piano vaccinale regionale e all'effettuazione dei test rapidi, eventuali nuove limitazioni ristrette per fasce di età, come la mobilità degli over 70, la riduzione della capienza consentita sul trasporto pubblico locale, la chiusura di parchi e giardini.

«La diffusione del virus è uniforme in tutto il Paese. Le differenze riguardano l'ampiezza del tracciamento che varia da regione a regione», scrive Fontana su Facebook.

«Se possiamo andare avanti con altre misure non determinanti procediamo, ma se i tecnici ci dicono che l'unica alternativa è il lockdown facciamolo, ma no a un lockdown territoriale perché se fermiamo Milano si ferma la Lombardia».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica