Guenzati rischia (ancora) di chiudere

Non bastano le 30mila firme raccolte per salvarlo. Il titolare: intervenga il Comune

Giovanni Masini

In 30mila si sono messi in coda per salvarlo. Tutta Milano si è mobilitata ma il negozio più antico della città rischia, un'altra volta, di chiudere i battenti. Alla Ditta Guenzati, che dal 1768 vende abbigliamento e tessuti anglosassoni dalla fattura inconfondibile, può non bastare la vicinanza e il sostegno dei cittadini: a maggio scade la proroga concessa da Assicurazioni Generali per lo sgombero dei locali.

Al posto della leggendaria bottega fondata in via Mercanti ai tempi del Ducato di Milano potrebbe sorgere l'ennesimo grande albergo, inserito nell'ambito del progetto di riqualificazione di piazza Cordusio. Nell'estate del 2016 Generali ha concesso una proroga dello sfratto di 18 mesi, accettata dal Guenzati. Nel frattempo grazie al Fondo per l'Ambiente italiano sono state raccolte oltre 30mila firme che sono valse al Guenzati il quinto posto nella classifica dei «luoghi del cuore» del Fai. Un'ondata di affetto che però rischia di trasformarsi in un boomerang. Racconta il titolare Luigi Ragno che la proprietà, che prima aveva offerto alcune soluzioni alternative per riaprire il negozio non lontano dalla sua collocazione attuale, dopo l'avvio della campagna mediatica per salvarlo non si è più fatta sentire. Gli uffici di Generali dovrebbero venire trasferiti a City Life già da aprile, in attesa che tutto il palazzo che affaccia su piazza Cordusio diventi un hotel stellato. L'avvio dei lavori di ristrutturazione sarebbe già stato fissato per settembre del prossimo anno, con buona pace degli esercenti che non hanno ancora trovato una soluzione alternativa. Contattata da il Giornale, Generali si è limitata a ribadire di aver seguito tutte le procedure di legge per avviare il cambio di destinazione d'u0so dei locali che ospitano Guenzati ma ribadendo di aver proposto soluzioni a loro avviso molto generose.

In attesa di un incontro con la proprietà programmato per il prossimo 15 dicembre, i Ragno puntano però il dito contro la latitanza delle istituzioni: «C'è molta attenzione da parte della gente, ma il Comune ci ha lasciati soli - puntualizza il titolare - Abbiamo incontrato il sindaco Sala a margine di un evento sul commercio ma al di là di alcune promesse generiche è sparito insieme a tutto il suo entourage. Ed è un peccato, perché un suo intervento potrebbe sbloccare la situazione». Una delle vie che si potrebbero battere, se la proprietà non dovesse accordare una nuova proroga o proporre una soluzione accettabile per far sopravvivere l'attività, è quella di un'interpellanza in Consiglio regionale, dove si punta ad attirare l'attenzione del presidente Roberto Maroni. In prima linea nella difesa del più antico esercizio commerciale di Milano c'è anche la Confesercenti, che assicura di essere pronta a dare battaglia: «L'obiettivo è ottenere una proroga del contratto d'affitto - spiega il presidente Andrea Painini - Certo, non sarà facile ma la città non può perdere un'attività commerciale che fa parte dell'anima della metropoli meneghina. Il rischio è quello di assistere all'apertura dell'ennesima rivendita di patatine, che farebbe del nostro centro storico la fotocopia di Londra o di Barcellona, col pericolo di perdere l'identità e finire stravolti dalla globalizzazione».

Per questo Confesercenti richiede un intervento

tempestivo del Comune e della Regione per tutelare con efficacia le botteghe storiche ambrosiane: la placca d'oro da esporre in vetrina va benissimo ma i negozianti chiedono anche una politica di sgravi fiscali e agevolazioni.

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