I banditi? Reclutati nell'orfanotrofio

Sgominato il gruppo che aveva svaligiato la gioielleria Franck Muller: sono nove romeni cresciuti nello stesso istituto

Rapina alla gioielleria Franck Muller in Via della Spiga
Rapina alla gioielleria Franck Muller in Via della Spiga

Assalti-lampo, tutto in meno di un minuto. Rapidi, brutali e a loro modo spettacolari, con molotov, mazze e fumogeni. In pieno giorno e in pieno centro. Due volte in via della Spiga, a febbraio e a maggio del 2013, sempre alla gioielleria Franck Muller. Uno ad uno, i criminali che facevano parte di quella banda sono stati individuati e arrestati. L'ultimo è finto in manette la scorsa settimana, dopo un lungo periodo di latitanza.

Si tratta di nove giovani romeni, tra i 20 e i 25 anni (uno, all'epoca dei due colpi, era minorenne), veri e propri professionisti delle rapine. Con il sospetto che siano stati cresciuti e «allevati» proprio con quello scopo dalle organizzazioni criminali dell'Est Europa. I nove, infatti, provenivano tutti dallo stesso orfanotrofio di Piatra Neamt, nella zona nord orientale della Romania. Secondo polizia e carabinieri - che hanno condotto le indagini coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dai pm Enrico Pavone e Francesca Celle - uno dei capibanda sarebbe Alexandru Tabacaru, 25 anni, ritenuto anche uno degli organizzatori dei molti furti realizzati dal gruppo in giro per l'Europa: da Parigi (svaligiato il negozio Vacheron Constantin in Place Vendome, per un bottino da un milione di euro) a Bruxelles, da Firenze a Londra. Era Tabacaru, l'unico a non essere mai stato identificato prima, l'uomo che poteva permettersi di entrare a volto scoperto nei negozi per aprire la strada ai complici, così come accaduto nel Quadrilatero il 21 maggio del 2013: un giovane distinto suona al campanello del prestigioso negozio. L'addetto alla sicurezza apre, qualche parola scambiata in inglese, poi in un istante il primo complice è già alle sue spalle, volto coperto da passamontagna e una lunga spranga in mano. In pochi secondi il negozio è occupato militarmente da sei rapinatori. I primi a entrare colpiscono la guardia e lo fanno cadere, poi lo «pestano» con violenza. Tutti sanno esattamente cosa fare. Il colpo è fulmineo. Nel giro di sessanta secondi è tutto finito.

«Azioni paramilitari», le definisce il procuratore aggiunto Alberto Nobili. «Le rapine in via della Spiga - spiega il magistrato - avevano destato un grave allarme sociale per la loro modalità predatoria. I rapinatori, diversamente da quanto avevano visto in precedenza, si erano mossi con ferocia e violenza inusitate». Commettendo però più di un errore. Hanno incautamente abbandonato sulla strada i guanti e i passamontagna utilizzati durante i colpi. Impronte e tracce di dna sono state rilevate nel corso dei sopralluoghi effettuati dalla polizia scientifica sulla scena del crimine e nelle vie limitrofe. Da qui gli investigatori sono partiti per risalire all'identità dei malviventi. Nessuno di questi, però, viveva stabilmente in Italia. Piuttosto, era una banda di «pendolari»: i blitz venivano pianificati in Romania, e poi eseguiti in tutta Europa.

Al momento sei banditi sono reclusi in diversi carceri europei e tre sono già stati condannati in primo grado: 7 anni e 2 mesi e 9 anni e 6 mesi ai due a cui viene contestata una sola rapina; 12 anni al terzo che deve rispondere di due assalti. Il cerchio si è chiuso, dunque, su una delle bande più violente e spregiudicate che abbiano mai preso di mira Milano.

Alla gioielleria Franck Muller sono stati restituiti solo due degli orologi rubati due anni fa. Ma il danno economico, a questo punto e al netto delle assicurazioni, conta poco. Più rassicurante, forse, sapere che questa banda mnon ci sia più.

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