(...) sebbene più redditizia sul piano propagandistico, rispetto aell'invio di una normale missiva, foss'anche una email, alla presidenza del Consiglio. D'altra parte Sala ha avuto anche possibilità più dirette e più efficaci per sensibilizzare il premier ma è inquietante constatare che sia ancora necessario sulla drammatica situazione creata «a Milano e in altre città» dal modo in cui il governo sta trattando il problema, scaricandolo tutto sulle fragili spalle delle amministrazioni locali. Il sindaco avrebbe potuto infatti approfittare delle non rare e anche recentissime (ieri compreso) visite di Renzi in città per rappresentargli direttamente e personalmente la situazione. E se temeva di non essere abbastanza convincente - in effetti Sala non è proprio un affabulatore avrebbe potuto condurlo in via Sammartini o alla Stazione Centrale o in via Vittorio Veneto per mostrargli in modo molto più efficace e drammaticamente suggestivo in quali condizioni vivano i migranti e gli abitanti di quelle zone, nonostante la grande buona volontà delle organizzazioni di volontariato che cercano in qualche modo di governare una situazione disperatamente ingovernabile. Siamo certi che l'iniziativa delle visite in loco sarebbe stata molto più convincente: vedere centinaia di uomini, donne e bambini accampati per strada in condizioni igieniche e umane inaccettabili (prima di tutto per gli abitanti di quelle zone) avrebbe prodotto, ne sono certo, uno choc molto più efficace - anche se non in termini propagandistici - di un bel titolone in prima pagina di un quotidiano nazionale, poi generosamente ripreso anche dagli altri media. Ma Sala, forse spinto alla dalla sua attitudine burocratico-manageriale, ha preferito il percorso dell'esibizionismo epistolare. La controindicazione a questo metodo è che ora la sua efficacia è pubblicamente verificabile, nel senso che Renzi deve dare una risposta, deve dimostrare di aver letto e preso in considerazione quella lettera, altrimenti sarà conclamata l'irrilevanza di Sala. Per ora il premier se la sta cavando litigando con la signora Mekel. Anche questa iniziativa può essere di qualche efficacia propagandistica, ma temiamo che non risolva il problema.
Allarmato dal minor consenso elettorale riscosso nelle periferie, Sala promise a gran voce di occuparsi di quelle aree meno privilegiate della città. Per ora di più di un paio di visite non si è saputo. Forse anche perché così almeno speriamo il sindaco comincia a rendersi conto che il concetto di «periferia» è ormai relativo, topograficamente indefinito. Va infatti riferito, cioè, alle diverse e sempre variabili condizioni di vita, alle contingenze sociali, economiche e direi quasi antropologiche in cui vengono volta per volta a trovarsi le diverse aree della città. Per cui l'emergenza migranti (ma si può ancora definire «emergenza» una situazione che dura da anni e prevedibilmente andrà avanti ancora per molti anni?) costringe a considerare periferie anche certe zone centrali o semicentrali, come quelle in cui Sala avrebbe fatto bene ad accompagnare Renzi, rese «periferiche» dalla massiccia presenza dei migranti.
Resta una domanda: quando tutte la caserme, le strutture e i capannoni dismessi saranno pieni, dove metteremo i migranti che continueranno ad arrivare?
Carlo Maria Lomartire
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