La regolarizzazione di colf e badanti è iniziata da appena due giorni ma i furbetti pronti a lucrare su chi chiede informazioni sono già allopera. «Diffidate di chi, spacciandosi per sindacato, chiede denaro per assistere famiglie e lavoratori nelle pratiche di regolarizzazione» è il messaggio lanciato ieri da Giovanni Minali, il segretario milanese della Cgil. «Chiediamo al prefetto di tenere alta lattenzione, sappiamo che ci sono pseudo organizzazioni che chiedono fino a 800 euro a pratica. Al contrario i patronati Cgil, Cisl e Uil fanno consulenza gratis».
Gli sportelli di corso XXII Marzo, sede della Cgil, sono stati letteralmente presi dassalto: 1.500 persone in 48 ore. «Sono richieste daiuto, prima di versare 500 euro si vuole conoscere cosa succederà, cè bisogno di divulgare informazioni semplici e chiare - spiega Giovanni Vallifuoco, responsabile dellufficio Immigrati -. Per questo, per evitare di avere gente che vaga da un corridoio allaltro abbiamo organizzato dei corsi di gruppo. Tutti i giorni dalle 9 alle 11 e dalle 14 alle 16 nel salone centrale».
Si calcola che nella provincia di Milano, la più bisognosa di colf e badanti, «anche se numericamente meno popolosa di quella romana», siano 55mila i potenziali datori di lavoro. Per questo, stimano gli esperti, un mese solo non può bastare per presentare tutte le pratiche. «Tanto più che i primi giorni servono alle famiglie per schiarirsi le idee - ha aggiunto Minali - è prevedibile che la vera emergenza, intesa come affollamento di gente disposta a inoltrare la domanda, si concentri alla fine del mese».
Laltro ieri cè stato un incontro fra i sindacati, il prefetto e lassessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli, per preparare un documento da inoltrare al governo sui punti critici della legge. Eccoli: il primo aspetto da chiarire è il certificato medico considerato indispensabile per richiedere una badante. Il problema è che questo certificato deve riportare la data dellinizio del rapporto di lavoro e i medici non possono fare un certificato con una data pregressa. «La certezza, in questo caso, si ha soltanto nei casi di invalidità totale riconosciuta, poiché il richiedente possiede già i certificati» spiega Vallifuoco. Il secondo nodo da sciogliere riguarda le colf. La procedura impone di regolarizzare una domestica che presti servizio almeno 20 ore settimanali, ma spesso una colf lavora in più case. Infine una terza questione riguarda l«idoneità alloggiativa». Ossia il datore di lavoro che regolarizza una colf o una badante clandestina si impegna a dichiarare che la persona alle sue dipendenze abita in un appartamento dignitoso. «Ma non sempre è così - spiega Vallifuoco -.
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