I «poteri forti» E se in città fossero gli ambulanti?

Si fa presto a dire «poteri forti», una di quelle comode formulette dal significato quanto mai fumoso, come «società civile», delle quali si abusa nel bla bla bla mediatico politico sociale ed economico. Parlando di «poteri forti» immaginiamo tenebrosi club tipo Spektre, grandi finanzieri, boss dei servizi segreti, politici e diplomatici di rango internazionale riuniti in lussuosi alberghi delle Alpi svizzere. Ma forse, se davvero quell'espressione ha un senso, le cose non stanno proprio così. Per aiutarci a capire quali sono davvero i poteri forti a Milano, basta un episodio di questi giorni. Il colosso A2a ha bisogno di ampliare una stazione elettrica all'inizio di via Benedetto Marcello, inserita in un piccolo parco con un bel campo giochi per bambini e giganteschi tigli: quasi tutto da abbattere per consentire i lavori. Quando seghe elettriche ed escavatrici entrano in azione, scatta sul posto del misfatto e nella sede dell'inutile Consiglio di Zona 3, prevedibile comprensibile ed energica, la protesta degli abitanti della strada, capeggiati da un consigliere comunale non dell'opposizione madel Pd, Carlo Monguzzi. Protesta che ha il suo effetto: lo scempio viene subito fermato.

Bene, spostiamoci qualche metro più a nord, dove via Benedetto Marcello diventa una squallida lastra di malconcio catrame piena di pericolose buche, adibito a parcheggio non regolamentato tranne che nei due giorni alla settimana in cui ospita uno dei più grandi e

degradati mercati rionali di Milano. Anche lì un tempo c'erano sei bei filari di tigli, ammazzati dal catrame che ne ha coperto le radici e dall'invadenza di bancarelle di ogni genere. Da anni gli abitanti di qual tratto (...)

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