I privati mettono in mostra 40 capolavori di Fattori

I privati mettono in mostra 40 capolavori di Fattori

Sono passati venticinque anni dalla storica rassegna della Permanente su Giovanni Fattori. Provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, quei protagonisti della storia dell'arte italiana sono tornati: sono quaranta i capolavori di Fattori esposti fino al 21 dicembre al Centro Studi per l'Arte Moderna e Contemporanea di Milano (GAMManzoni 45).
A curare la mostra e il catalogo, Luigi Maspes e Enzo Savoia, che hanno privilegiato le opere eseguite tra il 1860 e il 1905, periodo della piena maturità artistica dell'autore, caposcuola dei Macchiaioli. Tra le quaranta opere selezionate, non mancano capolavori mai esposti al pubblico, alcuni appartenenti alla collezione del milanese Giacomo Jucker o del genovese Mario Taragoni.
Giovanni Fattori (Livorno 1825-Firenze 1908) è l'icona della cerchia di pittori ottocenteschi oggi molto rivalutati anche all'estero. È all'asta con Farsetti-Arte l'8 e il 9 novembre a Prato il celebre quadro «Riposo al campo» dell'artista livornese, con una base di battuta di 45mila Euro, per fare un esempio. La straordinaria parabola artistica del maestro toscano, che ebbe inizio nel 1846 su banchi dell'Accademia di Belle Arti di Firenze e proseguì tra continui rapporti con la città di Milano, la possiamo seguire in questa rigorosa selezione di lavori, altrimenti inaccessibili, vere e proprie pietre miliari della produzione fattoriana.
L'itinerario dell'esposizione ha come fulcro il nucleo di quadri dedicati ai «militari», sentiti quale parte integrante di quella realtà che Fattori scandagliava senza idealismi o retorica. «Passaggio del Mincio» (1865-1870), «Le vedette» (1870-1875), «Militari al bivacco» (1885 circa), «Ritorno dalla passeggiata» (1885-1890) e «L'appello dopo la carica» (1895), sono alcune delle tele che documentano la lunga e attenta riflessione dell'artista sui modi e suoi tempi della guerra, sui drammi individuali e collettivi, sulle ragioni del credo che ha portato gli italiani a combattere contro il dominio austriaco.
Intense sono anche le impressioni paesistiche della sua Maremma, la parte di campagna toscana che Fattori amava per istinto. Di grande impatto impressionista «Case nella campagna livornese» (1866-1870), «Veduta di Poggio Pelato a Castiglioncello» (1867-1868), «Viale soleggiato» (1870 circa), «Uliveto»(1875-1885) e il «Bosco di San Rossore» (1890-1900), che rivelano al contempo una pennellata apertamente macchiaiola. A questi paesaggi si accostano quelli animati dalla presenza umana, fra cui la tavoletta «Francesco Lega che dipinge sugli scogli» (1867 circa), dove Fattori adopera il legno sfruttandolo in ogni sua venatura. Idilliaca la figura de «La contadina nel bosco» (1861), dove lo sperimentalismo della macchia si allarga alle scene dal vero.
Fattori in quegli anni acquisisce sicurezza e libertà esecutiva incredibili, come documentano le opere che riprendono i campi, le messi, gli alberi: «Riposo in Maremma» (1967) e «Le boscaiole» (1878 circa) ne sono la prova. Il contrasto tra la vitalità di certi quadri come «Incontro fatale» (un grande pastello del 1900) e «Un incontro» (1904 circa) fanno da contraltare ai dipinti dove cala una calma silente. Non mancano quadri con scene di vita quotidiana, case, paesaggi urbani.

Per fare due esempi, «Viale Principe Amedeo a Firenze» (1880) e «L'arrivo dei barocci» (1881).
La GAM è chiusa il lunedì. Da martedì a domenica è aperta dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Ingresso Euro 5 (sconti per giovani e gratuito per bambini).

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