Gli interventi chirurgici sono in costante aumento. Ma i soldi per coprirne le spese sono sempre meno. Nasce da qui uno dei paradossi della sanità lombarda. Gli ospedali, sia quelli pubblici sia quelli privati, hanno le sale operatorie full per tutto lanno e le liste dattesa sono sempre più fitte. Tuttavia, da quando la Regione Lombardia nel luglio del 2011 ha fissato il tetto sui rimborsi degli interventi extra budget (operazioni chirurgiche di oncologia, dialisi, radioterapie, comi, parti), i conti non tornano più. Per rientrare nei bilanci, gli ospedali non dovrebbero sforare rispetto ai numeri degli interventi dellanno precedente. «Per assurdo - spiega il primario di un reparto di chirurgia - dovremmo smettere di operare alla fine di ottobre per far tornare i conti. Ma ovviamente non è possibile, visto che parliamo di operazioni di una certa urgenza».
Gli interventi sui tumori maligni nel 2011 hanno superato del 4% la quota rimborsata dal Pirellone. E si teme che per questanno le percentuali siano un filo più alte. I chirurghi lanciano lallarme: «Con il taglio sui rimborsi degli interventi - spiegano - non riusciamo ad operare tutto lanno. Gli interventi da fine ottobre a dicembre non sono coperti. Eppure già fin dora stiamo ricevendo richieste».
Il ridimensionamento dei fondi significa anche tagli sul personale medico nelle strutture convenzionate, contratti a rischio e un bel po di disagi per i pazienti. Ovviamente non verrà negata loperazione a nessuno, ma saranno parecchi i malati oncologici che dovranno trasferirsi in altri ospedali rispetto a quello in cui sono in cura e cercarsi un nuovo chirurgo. Inoltre, per far quadrare i conti nei bilanci di fine anno, tante strutture dovranno decidere quali voci depennare nei bilanci e su cosa investire: per non ridurre il numero delle operazioni, si rischia di dimezzare gli investimenti per nuovi macchinari e apparecchiature di diagnostica.
Il tetto stabilito dal Pirellone per gli interventi extra budget è pari a 1,41 miliardi di euro e di fatto si prevede un taglio di 40-50 milioni di euro sui rimborsi delle prestazioni, come già accaduto lanno scorso. Oltre al taglio generale, la Regione ha fissato anche un tetto per ogni singolo ospedale, con tagli del 5% a prescindere dal fatto che le richieste di intervento siano in crescita o meno.
I chirurghi sono critici e, per lo meno, propongono di eliminare il tetto sulla singola struttura: «Con questo metodo si rischia di limitare la libertà di scelta dei pazienti e di proteggere le strutture dove i chirurghi sono meno bravi. È uningessatura ulteriore del sistema che andrebbe assolutamente evitata».
Dalla Regione Lombardia arrivano rassicurazioni: «Abbiamo tagliato i rimborsi del 3% - spiega il direttore lombardo della sanità, Carlo Lucchina - ed il taglio è assolutamente tollerabile. Le preoccupazioni dei medici sono sovradimensionate. I dati dicono che abbiamo mantenuto i livelli dellanno scorso e riusciremo a coprire tutto lanno». Eppure in corsia i timori sono parecchi. Anche perché si crea uno svantaggio per i pazienti lombardi che vogliono essere operati nella loro regione. Chi arriva da fuori Lombardia potrà essere operato senza alcun ostacolo, poiché lintervento verrà pagato dalla regione di provenienza (anche se, si sa, con un notevole ritardo). Paradossalmente, i malati lombardi che, per abbreviare i tempi, si faranno operare in altre regioni riceveranno il rimborso delle spese dal Pirellone. «In questo modo - denunciano i chirurghi - non si produce risparmio e la storia del tetto sui rimborsi crolla».
Il presidente dellordine dei Medici e chirurghi, Roberto Rossi, denuncia anche unaltra problematica «gemella» a quella del calendario delle sale operatorie. «Succede lo stesso per le prenotazioni degli esami da ottobre a dicembre.
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