Corvetto, fiaccolata per Ramy. E il quartiere ora fischia il Pd

I compagni ricordano il giovane morto. L'amico fuori dal coma. Contestata la consigliera dem: "Fate campagna elettorale"

Corvetto, fiaccolata per Ramy. E il quartiere ora fischia il Pd
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«Siamo qui per essere vicini ai ragazzi del quartiere oltre che alla famiglia di Ramy. I giovani di seconda e terza generazione di stranieri non devono sentirsi emarginati a prescindere, non devono vivere questa brutta storia come l'ennesima occasione in cui sono stati presi di mira e quindi sentirsi destinati a crescere e a restare nelle zone ghetto della città perché per loro non c'è posto altrove».

La fiaccolata di candele organizzata ieri sera al Corvetto (periferia sud di Milano) dagli amici di Ramy Elgaml - il 19enne di origine egiziana morto nella notte tra sabato e domenica scorsi mentre scappava a bordo di uno scooter guidato da un amico durante un inseguimento dei carabinieri - è partita poco prima delle 19.30 in mezzo alla nebbia e alla semi oscurità, in un clima tranquillo, quasi solenne, con la foto del ragazzo morto issata su un'asta portata in testa al corteo. Anche il passaggio e la sosta durante il percorso davanti alla casa di Ramy (la famiglia non ha partecipato all'evento) è veloce e rispettoso, come lo slogan sullo striscione «I nostri quartieri uniti nel nostro dolore». Qualche centinaio di persone in tutto, neanche 400, perlopiù gente del posto, ma anche ragazzi venuti da fuori Milano, accompagnati da uno sparuto gruppetto di nostalgici anarchici infilati in eskimo datati e da ragazzi del centro sociale «Lambretta» esortati subito dagli amici di Ramy a spegnere i fumogeni. «Pretendiamo rispetto per il nostro amico. Chi ha intenzioni violente o vuole fare confusione qui non è ben accetto» premettono al megafono gli organizzatori dell'evento, mostrando di avere le idee chiare.

Davanti ai versi del Corano cantati come litanie funebri da donne con i copricapi musulmani che camminano una accanto all'altra, anche i politici stanno un passo indietro. Piefrancesco Majorino, già europarlamentare del Pd e la sua compagna di partito, la consigliera regionale Carmela Rozza, si limitano a sorreggere gli striscioni in corteo. Le giovani palestinesi che si aggregano alla manifestazioni leggono proclami contro il governo Meloni, ma la loro rabbia, seppur composta, travolge tutto. E quando Rozza parla al microfono a favore dei giovani del quartiere - «sono qui perché questi ragazzi hanno bisogno di sostegno, si sentono vandalizzati, si è voluto descriverli come gente cattiva e violenta e invece vanno compresi: sono qui per dirvi che potete contare su di me, anche se il mio partito è all'opposizione» - le proteste non si fanno attendere. E alcuni partecipanti accusano la consigliera regionale di «fare campagna elettorale anche qui», la fischiano, costringendola a lasciare il microfono per evitare di provocare ulteriori proteste.

Il corteo per Ramy si conclude, dopo molte soste e applausi, davanti al benzinaio di via Quaranta dove esattamente una settimana fa il ragazzo fa cadde dallo scooter e morì.

I partecipanti gridano «giustizia, giustizia», sostano a lungo davanti al semaforo dove in questi giorni sono stati lasciati fiori e biglietti, quindi scandiscono più e più volte «Ramy! Ramy!» e «Fares, Fares!», ricordando cioè Fares Bouzid, il ragazzo di origine tunisina che era alla guida e che «lotta come un guerriero dal suo letto di ospedale». Così, quando poco dopo si sparge la voce che Fares si è finalmente svegliato dal coma farmacologico al San Paolo dov'è ricoverato, a tutti sembra un segno benevolo di Allah.

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