Alla domanda su chi sarà il prossimo prefetto di Milano, Matteo Salvini prima sorride sornione, poi glissa astuto, planando sapientemente sul terreno solido e di sicuro effetto della cavalleria. «Durante una conferenza stampa di uscita non sarebbe galante parlare di chi è in entrata - spiega -. Sarà nominato penso già dal prossimo Consiglio dei ministri. Una mezza idea comunque io ce l'ho».
Quella di ieri a palazzo Diotti, prima ancora che la giornata del ministro dell'Interno dopo il varo della legge Finanziaria, è stata quella del saluto ufficiale del prefetto Luciana Lamorgese che lascia l'incarico tra qualche giorno e andrà in pensione per sopraggiunti limiti di età (ha compiuto 65 anni l'11 settembre). A Lamorgese, intraprendente e gran lavoratrice, anche Milano si è legata molto. E chi voleva a tutti i costi cercare una sorta di contrasto, soprattutto sul tema immigrazione, tra il nuovo inquilino leghista del Viminale e l'ex fidatissimo capo di gabinetto del suo predecessore (era stato Marco Minniti a volere la prima donna prefetto sotto la Madonnina) ha dovuto ricredersi. Il primo nome dei suoi papabili successori infatti è da (troppo?) tempo quello di un uomo, Renato Saccone, attuale prefetto di Torino. Ma c'è chi parla anche di un'altra donna, ora prefetto a Genova, Fiamma Spena. Per Salvini infatti, Lamorgese - potentina dal sorriso dolce e dai modi pacati ma che sa imporsi duramente se occorre, senza temere di essere impopolare - è stata una preziosissima collaboratrice.
Lo dice il tono, poco istituzionale, della targa che il ministro ha voluto donarle al termine della mattinata, tra il verde dei giardini di palazzo Diotti, in un'atmosfera informale. «Con l'affettuosa gratitudine per l'impegno intelligente e appassionato, al servizio dello Stato e dell'Amministrazione dell'Interno» recita il testo del riconoscimento. Consegnato a una commossa Lamorgese davanti ad amministratori vecchi e nuovi della città e del governo. Alcuni nomi? I sindaci Gabriele Albertini e Letizia Moratti, il ministro dell'Interno del governo Monti Anna Maria Cancellieri, l'ex questore di Milano Paolo Scarpis, quindi il prefetto di Como, Ignazio Coccia, già questore di Bologna e capo dell'Ucigos , ma che dall'84 all'88 ha lavorato in questura sotto la Madonnina. Infine, naturalmente, l'arcivescovo Mario Delpini.
«Da ministro milanese voglio esprimere un grande grazie a Luciana Lamorgese anche a nome della città per tutto ciò che ha fatto, in particolare per il gran lavoro di coordinamento e di ascolto. Lascia un buon terreno di lavoro a chi arriverà dopo di lei» ha esordito il ministro dell'Interno.
«Milano è la terza città in cui riunisco il Comitato per l'ordine e la sicurezza, prima ci sono state Reggio Calabria e Foggia che rincorrevamo un'emergenza. Quello di oggi (ieri per chi legge, ndr) è innanzitutto un comitato di ringraziamento, di congedo e di prospettiva futura perché il prefetto rimarrà cittadina milanese».
E conclude: «Non è un grazie di rito ma un grazie sentito perché i numeri che abbiamo
realizzato in comitato parlano chiaro. Si può sempre migliorare ma un calo dei reati dell'8,7% vuol dire che il territorio è ascoltato, è presidiato, è seguito. E questo lo dobbiamo anche e soprattutto a Luciana Lamorgese».
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