L'aeroporto è un museo Ecco i 7 Savi a Malpensa

L'aeroporto è un museo Ecco i 7 Savi a Malpensa

Cinquant'anni fa, all'inizio degli anni Sessanta, una prestigiosa commissione di architetti, composta da Franco Albini, Renzo Gerla e Piero Potaluppi, scelse, per conto col Comune di Milano, lo scultore Fausto Melotti per un'opera che avrebbe dovuto adornare il giardino del Liceo Classico Giosuè Carducci. L'artista si mise all'opera e per un compenso di quasi se milioni di lire dell'epoca, creò un gruppo scultoreo denominato i «I sette savi». Così facendo Melotti si ricollegava a una sua opera, un insieme di 12 gessi che più' di trent'anni prima aveva inaugurato una sala della Sesta Triennale di Milano con il titolo «Coerenza dell'uomo». Di quella versione originaria, erano poi rimasti solo sette elementi e fu a questo numero magico che Melotti decise di intestare la nuova creazione in pietra.
Secondo la matematica antica, infatti, l'ordine dell'universo è composto di 7 parti, 7 è il numero ricorrente nel pensiero greco, 7 furono gli eroi contro Tebe, 7 sono le Odi arabe, così come le meraviglie del mondo, 7 per il cristianesimo sono i peccati capitali, i sacramenti, i vizi e le virtù, 7 i giorni impiegati da Dio per creare il mondo, 7 sono i giorni delle settimane e 7 erano i messaggeri a cui Dino Buzzati affidava in un racconto il compito di ristabilire l'ordine in terra…
Melotti, creò dunque 7 statue fra loro simili eppure differenti, come variazione su un unico tema che induceva a riflettere sull'aspetto sacrale di coloro che dedicano al loro vita alla conoscenza. Come spesso accade, quando opere del genere, gigantesche e insieme astratte vengono messe in uno spazio pubblico dove l'animazione giovanile la fa da padrona, dopo appena tre anni due di esse, risultarono danneggiate e il Liceo Classico Carducci preferì sistemare l'intero complesso in un deposito per procedere poi al suo recupero, c'è voluto mezzo secolo….
Su sollecitazione della Provincia di Milano e grazie al contributo di Sea-Aeroporti di Milano, il gruppo scultoreo è ora tornato al suo antico splendore ed è l'unico protagonista presente fino al 10 novembre prossimo (ingresso libero) nell'affascinante spazio “Porta di Milano”, lì dove il Terminal principale di Malpensa conduce alla Stazione Ferroviaria di Cadorna. La Porta di Milano è un'unicum nel panorama delle aerostazioni mondiali, in quanto è sia struttura funzionale di accesso, sia spazio espositivo in grado di ospitare iniziative d'arte con cadenza periodica.
Il ritorno dei 7 Savi vede la Provincia di Milano nella figura del suo presidente Guido Podestà e del suo assessore alla Cultura Maerna, all'avanguardia alla tutela del patrimonio culturale del territorio. Ma, come ha anche dichiarato l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, questa importante operazione di recupero «rappresenta la fecondità creativa di un periodo fondamentale per l'arte moderna milanese e italiana e che sarà proposta allo sguardo e alla riflessione di tutti coloro che a Milano arrivano e da Milano partono, in un luogo dunque che ha una forte valenza simbolica dell'essenza stessa della nostra città: luogo di scambio, di relazione, di confronto e al tempo stesso città d'arte con un proprio grande capitale di bellezza e di storia».
Curata Angela Vettese, la mostra riporta in primo piano uno degli esponenti più significativi della cultura artistica che ebbe il suo crogiuolo a Milano. Nato a Rovereto nel 1901, vissuto a Firenze durante la Prima guerra mondiale, Fausto Melotti, si laureò in ingegneria al politecnico di Milano nel 1924. Quella che era una vocazione fino allora connotata dal mondo dei numeri e delle competenze scientifiche, si modificò improvvisamente quando appena un anno dopo la laurea, Melotti si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Torino e poi a Brera, dove ebbe per maestro Adolfo Wildt. Cugino di Carlo Belli, che era intanto divenuto il teorico italiano più importante dell'astrattismo, il grande Fausto, cominciò a collaborare con la ditta Ginori e con gli architetti razionalisti, Baldessari, Figini e Pollini. Entrato in seguito a far parte della Galleria de Il Milione cominciò a tenere le prime personali e collettive di arte astratta. Lo scoppio della guerra lo trovò a Roma, e quando dopo il 1943 tornò a Milano trovò tutte le sue opere andate distrutte dai bombardamenti che avevano raso al suolo il suo studio. Nel dopoguerra alternò la collaborazione con architetti alla ceramica e alla pittura. Il sodalizio con Giò Ponti lo portò alla decorazione in ceramica, metallo e materiali eterogenei in numerose ville sia in Italia sia all'estero.


L'amicizia e il dialogo continuo con amici quali Fontana, Licini, Soldati e Veroni, lo spinse alla ripresa di forme geometriche ispirate alla musica e realizzate con sottili fili in ottone e colorati che si sviluppò fino alla sua morte avvenuta nel 1986, dando vita a una serie di mostre internazionali che ne sanciranno da un lato il successo e dall'altro permetteranno al pubblico di conoscere la sua sua opera multiforme. Un “assaggio” dei «giganti» di Melotti, altri «savi» sono da anni installati nel parco di Villa Reale di Via Palestro davanti al PAC creato da Ignazio Gardella. La Fondazione dell'Archivio Melotti è in via Rancio 9.

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