L'appello delle Province. "Noi fondamentali per riaprire le scuole"

Il presidente dell'Upl chiede al governo meno burocrazia e di ripensare subito il loro ruolo

L'appello delle Province. "Noi fondamentali per riaprire le scuole"

Interventi non coerenti e poco tempestivi che riguardano molti degli oltre 1,2 milioni di studenti lombardi. La scuola sta cominciando, ma non tutti i nodi sugli spazi sono risolti: secondo Vittorio Poma, presidente della Provincia di Pavia e dell'Unione delle Province lombarde, gli interventi dello Stato devono diventare più «coerenti» e «tempestivi».

Perché «riconosciamo che sono stati stanziati fondi come i 70 milioni di euro per Comuni, Province e Città metropolitane di tutta Italia per affittare, noleggiare o acquistare strutture o adattare le palestre spiega Poma , ma le richieste delle sole province lombarde sfiorano i 20 milioni e quindi è molto probabile che molte non saranno soddisfatte. E tutto questo a una sola settimana dall'inizio delle lezioni».

E anche i denari già stanziati sono «arrivati un mese fa», precisa il presidente Upl, ad appena un mese dall'apertura ufficiale dell'anno scolastico. Un problema non secondario: «Molti edifici scolastici sono in immobili sottoposti ai vincoli delle Soprintendenze quindi i tempi per avere tutte le carte sono lunghi. È vero che con le ultime semplificazioni il periodo per avere un parere è stato ridotto a due mesi, ma sono sempre due mesi».

La burocrazia arranca e mostra i suoi limiti nell'emergenza. Con Roma che sembra aver usato le Province solo come salvadanaio e non come risorsa: «Dopo il triennio 2016-2018 di cattività finanziaria imposto dalla legge 190 ora le Province stanno vivendo una nuova fase, ma non possono contrarre mutui per gli investimenti, perché siccome dovevano essere cancellate, è vietato loro contribuire all'indebitamento generale spiega Poma Ma questi enti hanno una capacità di spesa in conto capitale superiore del 20 per cento rispetto alle amministrazioni locali e ora hanno una situazione meno problematica a livello di bilancio: ad esempio sui 115 milioni incassati dalla Provincia di Pavia dal 2016 al 2018, ben 85 sono stati prelevati dallo Stato».

Ora invece le basi economiche ci sarebbero e in capo a enti che si occupano di infrastrutture come scuole e strade. Amministrazioni che in queste settimane hanno compiuto una corsa ai finanziamenti, ma sugli ultimi 34 milioni deliberati dal governo venerdì, non è ancora stato pubblicato il decreto legge.

I fondi della scorsa settimana sono parte dell'intervento complessivo per tutte le scuole di ogni ordine e grado, messo in campo dallo Stato per un totale di 500 milioni a livello nazionale. Soldi usati, o anticipati dalle Province, principalmente per adattare gli spazi: «Solo a titolo di esempio: in un caso abbiamo adeguato a scopi didattici uno spazio prima adibito a deposito spiega Poma mentre in un altro due aule piccole sono state unite creando un unico ambiente dove era possibile rispettare le distanze». Un lavoro enorme che «abbiamo portato avanti con la collaborazione di tutti compresi i dirigenti scolastici».

La crisi però potrebbe essere un'occasione: «Oggi sembra necessario ripensare completamente il ruolo delle Province propone il presidente dell'Upl in particolar modo per la cura ordinaria e straordinaria di scuole e strade».

Intanto c'è spazio anche per le sperimentazioni: la Città metropolitana di Milano sta testando un filtro per l'aria che inattiva il Coronavirus.

Un brevetto italiano che ha trovato subito la possibilità di applicazione per un progetto pilota all'Istituto Schiapparelli Gramsci.

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