L'ironica verità del «Bugiardo»

All'Elfo la commedia di Goldoni tra gag, sorprese e inganni

C'è molta verità nella commedia Il bugiardo, di Carlo Goldoni. La verità del teatro che si fa amare, che tocca i sensi dello spettatore, che richiama applausi convinti (non rito da finale di partita).All'Elfo Puccini, fino al 13 marzo, va in scena tale verità. Merito, oltre a Goldoni (immenso, miniera dalla quale estrarre sempre preziosi punti di vista), del regista Valerio Binasco e dei suoi undici attori: tutti bravissimi, perfettamente inseriti in un meccanismo che a ognuno chiede il meglio. Merito anche delle musiche originali di Arturo Annecchino, di scene e costumi di Carlo de Marino, delle luci di Pasquale Mari.La commedia, che debuttò a Mantova nel 1750 - fu subito un successo -, ruota intorno alle «spiritose invenzioni», ovvero bugie anche colossali, di Lelio Bisognosi, cui dà vita uno strepitoso Maurizio Lastrico (ne ha fatta di strada dallo Zelig televisivo). Lelio è una macchina bugiarda che nessuno mette a tacere: sfrontato, amorale, libero da ogni convenzione. Inganna tutti, donne e padre, il Pantalone di Michele di Mauro (di trascinante energia).Ci sono di mezzo questioni di dote, eredità, matrimoni e mercimoni in un luogo che è e non è Venezia, ma una qualche città in qualche angolo del tempo, più vicino al nostro secolo che al Settecento.Ma sulla scena, a metà tra realismo e sogno, risuona la lingua veneziana, mai ridotta a orpello folcloristico né piegata in pronunce macchiettistiche. A tratti, alcune figure, Rosaura (Deniz Özdogan) e Beatrice (Elena Gigliotti), oltre che la serva Colombina (Maria Sofia Alleva), hanno gli scatti dei cartoni animati. Come Arlecchino (Sergio Romano), il tatuato servitore del bugiardissimo: i suoi dialoghi assurdi con il padrone sono tra i momenti più esilaranti dello spettacolo.Gag, sorprese, bugie che fanno riflettere tanto rovesciano il senso comune, sono il filo conduttore della vicenda che ha un finale catartico.C'è Brighella (Nicola Pannelli), maschera di buon senso, che vuole convincere il timido Florindo (Roberto Turchetta) a dichiarare l'amore per Rosaura, invece di farle serenate anonime e mandarle sonetti di cui Lelio regolarmente si impadronisce.C'è il dottor Balanzoni (superbamente interpretato da Fabrizio Contri) che deve districarsi tra bugie e due figlie non così ingenue come fanno credere.C'è Ottavio (Andrea Di Casa), il geloso fidanzato di Beatrice, anch'egli ingannato dalle «spiritose invenzioni».

La messinscena si avvale della Popular Shakespeare Kompany, fondata dal regista Binasco per rileggere i classici del teatro: prima di Goldoni, La tempesta e Il mercante di Venezia del Bardo. Non è una bugia se diciamo che questo all'Elfo Puccini è spettacolo da non perdere.

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