L'organo di San Marco restaurato da sabato torna ancora a suonare

Un concerto sullo strumento più antico della Lombardia

L'organo di San Marco restaurato da sabato torna ancora a suonare

Se un giorno qualcuno aprirà il prezioso coperchio, tra le canne troverà una pergamena arrotolata sulla quale sono stati scritti tutti nomi di chi ha partecipato all’iniziativa. Più precisamente al restauro dello storico organo della Basilica di San Marco - nell’omonima piazza meneghina - il quale, rimesso a nuovo, tornerà a suonare sabato sera dalle ore 21 - ingresso gratuito - grazie all’arte esecutiva dall’organista Riccardo di Sanseverino. Che storia affascinante si è sentita ieri mattina nella chiesa a due passi da Brera, a partire dai grandi personaggi che usarono lo strumento, come Mozart durante il soggiorno milanese del 1770 e da Verdi nel 1875 per la prima esecuzione della Messa da Requiem. Ma ecco la presentazione degli avvenuti lavori eseguiti dal maestro-organaro Daniele Giani e dai suoi assistenti: 15 mesi di cantiere, «un restauro complesso per svariati motivi», è stato più volte ribadito con parole diverse un po’ da tutti. «Milano in questi anni è cambiata e anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte per partecipare alla bellezza della città - così il parroco di San Marco, Gianni Zappa, ha introdotto l’incontro - Il tutto è stato deciso anche perché l’organo non veniva più quasi suonato». Era al 30% delle sue possibilità, insomma andava sistemato.

«Vorrei che un giorno questa venisse ricordata come un'impresa di molti», aggiunge il monsignore. Infatti oltre agli sponsor (Conferenza episcopale italiana, Fondazione Cariplo e Radici nel Futuro), ha contribuito anche la comunità della zona. Spesa complessiva di circa 300mila euro.

«In 15 anni ho potuto seguire il restauro di circa 500 organi - spiega Beatrice Bentivoglio Ravasio, della Direzione generale Archeologia delle arti e del paesaggio - Per affrontare opere di questo genere ci deve essere un intreccio di competenze, perché è come occuparsi di uno scavo archeologico, mettere le mani in un mondo fatto di tante stratificazioni». Già, proprio così. Lo strumento - il più antico in Lombardia - che è stato commissionato nel 1507 a Leonardo da Salisburgo per essere il più grande della città, ha subito vari interventi che hanno creato anche problemi da risolvere. Missione compiuta. «Tutto è partito da un disciplinare preparato appositamente per queste situazioni - afferma l'organista Riccardo di Sanseverino, che a fine incontro a fatto sentire la forza e la brillantezza dello strumento rimesso a nuovo che conta sul suono di 2.407 canne - In questi mesi si è anche scoperto che l'organo era appeso al nulla, pericolante, appena appoggiato alle colonne, chissà che cosa sarebbe successo in caso di crolli». Gli ultimi ritocchi saranno una corsa contro il tempo in vista di sabato. Risultato, un vero e proprio concerto per valorizzare a pieno le «sonorità e gli effetti speciali di cui è dotato il complesso», insieme a grancassa, piatti, campanelli e rulli di timpano. Effetti e suggestioni.

«E ricordi importanti da parte mia - ha concluso Donatella Papetta di Radici nel futuro - Ci siamo occupati di eventi nella Basilica indimenticabili. Come quella volta, in occasione del Requiem di Mozart, in cui la fila per entrare partiva da via Fatebenefratelli».

Luca Pavanel

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